Digressione sull’apparenza
Di Nathalie Leroy-Mandart*
Traduzione di Giacomo Tessaro
Tratto da Évangile et Liberté n° 297, marzo 2016
Durante i culti del Venerdì santo qualche volta lascio divagare la mia attenzione. Mentre Gesù è sulla croce, i soldati si dividono la sua tunica “tessuta tutta d’un pezzo”, come sta scritto (Salmo 22:18). Io sono una professionista dello stile e non so se sono la sola che cerca di immaginare una tunica tessuta tutta d’un pezzo. Cos’è in realtà questa tunica?
Al giorno d’oggi le costrizioni dell’industria, il costo dei materiali più tecnici (quelli che lasciano traspirare la pelle senza appesantire, quelli che proteggono dai raggi ultravioletti etc.) fanno dell’adagio del tedesco Dieter Sieger “less is more” (“meno c’è, meglio è”) il leitmotiv dell’eleganza che passa per la sobrietà. L’accento è posto sul puro funzionalismo, ogni gesto di design viene valutato e quantificato. Così, le grandi firme come Coco Chanel – che aveva l’obiettivo di liberare la donna dal corsetto – e Yoshi Yamamoto, per non citarne che due, si preoccupano di pensare il vestito come seconda pelle e di immaginarlo indossato, fanno dell’apparenza sobrietà, un lusso nella nostra modernità.
Ma com’era esattamente questa tunica “tessuta tutta d’un pezzo”? Io la immagino abbastanza simile a quelle indossate dai pii Etiopi di certi documentari: un grande pezzo quadrato di tessuto i cui lembi sono regolarmente ripiegati come una sciarpa da una spalla all’altra, a meno che non si trattasse di un mantello… da poveraccio. Un abito d’un sol pezzo con una piega sul fianco, del colore naturale del tessuto? Neutro, lino o lana… Senza preoccupazioni estetiche.
Proseguendo nella mia fantasticheria, mi rendo conto che si tratta dello stesso abito indossato all’entrata in Gerusalemme qualche giorno prima, durante le famose acclamazioni “Osanna, osanna!”. Era la sua tunica da viaggio? La usava durante il pellegrinaggio? Sobria, d’un sol pezzo, ma senza dubbio di grande valore: infatti i soldati, che non dovevano essere mal pagati, se la contesero…
* Nathalie Leroy-Mandart è designer e lavora presso Norimberga in una nota azienda di articoli sportivi. Durante il fine settimana vive a Strasburgo. È un fiero membro del consiglio d’amministrazione di Évangile et Liberté.
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