Ciò che chiamo Dio è, per me, la realtà ultima del mondo, quella che gli dà senso e gli conferisce bellezza e profondità al di là del male o del caos. Dio è una parola equivoca che può condurre alle peggiori fantasie e ai più odiosi fanatismi, ecco perché preferisco utilizzarla con moderazione e sobrietà. Non posso nominare questa realtà ultima che attraverso parola astratte, immagini o metafore come la Grazia originale che ci previene o il Logos, il soffio creatore del mondo, la sorgente viva che irriga la nostra terra disseccata. Di fronte a questa realtà indicibile la cosa migliore è fare silenzio e lasciarsi penetrare dalla sua divina dolcezza.
Cristo Gesù è, per me, l’uomo che ha saputo vivere e parlare nel modo migliore di questo mistero, che chiamava Abba, con una prossimità mai eguagliata fino ad oggi. Gesù mi insegna che il senso, l’origine e la finalità del mondo si trovano in un dinamismo d’amore e di tenerezza che ci trasporta, ci rimette in piedi se cadiamo, ci ricrea ogni giorno e fa nuove tutte le cose. Ci insegna la Via, la sola che ci permette di diventare esseri umani viventi e autentici perché investiti dalla tenerezza che tutto previene. Ormai possiamo avere fiducia di fronte alla vita, la fiducia che guarisce e risolleva. Sì, noi siamo voluti e prevenuti dal dono originale che i vecchi testi chiamano Agape, l’amore-tenerezza che deve irradiare tra gli uomini perché possano vivere con la certezza che nessuno può essere escluso o condannato.
« ὁ θεòς ἀγάπη ἐστίν »: “Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore” (1 Giovanni 4:8).
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