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La corrente d’aria di Dio

Giovanni 20:19-22

 

Di Jacques Juillard

 

“Nella casa dalle porte chiuse, Gesù viene e soffia sui suoi discepoli.” Porte chiuse, porte spalancate? Dobbiamo aprirci a tutte le correnti d’aria o attendere nella nostra camera chiusa che il Soffio di Dio ci animi?

 

Traduzione di Giacomo Tessaro

 

Ecco i discepoli, dopo la Pasqua, in una stanza dalle porte chiuse, e d’un tratto Gesù è lì e soffia su di loro, fa passare in loro lo Spirito santo, la corrente d’aria di Dio che apre le porte e i cuori. Alcuni vivono di prigione in prigione, le porte si chiudono attorno a loro, le chiavi si perdono, i lucchetti bloccano ogni speranza. Altri vivono nell’angoscia delle porte spalancate, quando tutto si apre e il vento sparpaglia tutto. Altri ancora vivono nell’alternanza di porte chiuse e porte spalancate. Talvolta le porte schioccano come degli schiaffi e murano la speranza, ci rinchiudono nei problemi, nelle difficoltà, in sensi di colpa senza chiave, senza soluzione, senza apertura. Talvolta invece rinchiudiamo gli altri, irrigidiamo la loro immagine, impediamo loro di avanzare, spesso senza volerlo. Talvolta certe parole o gesti pronunciate o fatti per caso, sull’onda di uno stato d’animo, distrattamente, sbarrano le porte dell’amicizia o dell’affetto. Porte chiuse, ma spesso anche, per alcuni, porte spalancate per le quali arriva il vento venuto da chissà dove, che tutto disperde, per il quale tutto passa così velocemente che non si sa più perché né dove si va; accade allora che non possiamo o non vogliamo più fermarci, chiudere un po’ le porte per riflettere, per tornare a noi stessi, forse semplicemente per paura di scorgere, in fondo a quella porta a cui nulla sfugge, la porta della morte aperta sull’ignoto, sul silenzio, sull’immobile.

 

Io appartengo a coloro che credono ancora al valore del culto nelle nostre chiese. Ma le opinioni divergono. Per alcuni il culto è un luogo le cui porte si chiudono di fronte all’agitazione del mondo. Basta con quei culti-corrente d’aria dove sentiamo ancora rumori di guerre e grida d’affamati, dove sentiamo parlare di società, di politica, persino di economia! Al contrario, bisogna tornare a ciò che nel fracasso del mondo e nell’agitazione della vita non si sente più, ritrovare tra le nostre mura la pace di Dio, la vera destinazione della creazione che sono l’amore e l’armonia. Ma ci sono altri che dicono: perché questo luogo chiuso che ci rende sordi e ciechi ai turbini della vita in un egoismo confortevole, un luogo artificiale, marginale, inutile, protetto da vecchi riti, da un linguaggio fuori dal tempo! Qui possiamo tranquillamente sbarazzarci del nostro senso di colpa per poter meglio sopportare l’insopportabile e meglio tollerare l’intollerabile. Troppe voci ci chiamano, troppe pene da consolare, troppe ingiustizie da riparare per avere il diritto di evadere nell’intemporale, nelle cose spirituali, nella religione!

 

Torniamo a questo racconto in cui Gesù, a porte chiuse, entra nella stanza e fa passare sui suoi discepoli il soffio, il vento dello Spirito. Da dove viene questo vento che soffia mentre le porte sono chiuse? Ecco il paradosso: perché le nostre porte esterne si aprano e il vento ci getti là fuori, rendendoci capaci di infrangere i muri, abbiamo bisogno prima di tutto di questo momento, di questo luogo di ritiro o di rifugio, nel quale si aprono le nostre porte interiori. È lì, in fondo ai nostri silenzi, ai nostri vuoti, alle nostre attese, che verrà il Soffio. Il vento di Dio ci prenderà in particolare quando ci immergeremo nel vecchio Libro, lontani dall’attualità e dai problemi del nostro tempo, nell’ascolto della parola che lo attraversa. Allora si apriranno verso l’esterno le porte di una speranza che nulla potrà chiudere. Questo vento scaturito dall’ombra e dal silenzio deve affrontare le grida e la luce. In quei luoghi e in quei momenti chiusi come una parentesi inutile può maturare la speranza, e non c’è ambito della vita che sfugga a questa speranza. Questo piccolo racconto ci annuncia che non esistono più porte blindate: con la forza dello Spirito abbiamo il potere di sfondarle e scardinarle tutte. Gli uomini si affaticano a bloccare, rinchiudere, crocifiggere, murare in una tomba colui che viene per conto di Dio, ma la sua parola di fuoco passerà lo stesso. Questo è il senso del capovolgimento di Pasqua, quando un grande soffio di gioia sfonda le porte chiuse e diffonde la pace.

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À propos Gilles

a été pasteur à Amsterdam et en Région parisienne. Il s’est toujours intéressé à la présence de l’Évangile aux marges de l’Église. Il anime depuis 17 ans le site Internet Protestants dans la ville.

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