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La Resurrezione, un miracolo?

Di Michel Leconte

 

Traduzione di Giacomo Tessaro

 

In altri termini, la mia domanda è: che cosa, non volendo considerare le apparizioni miracolose di Gesù, ha raccolto di nuovo insieme i discepoli che avevano lasciato cadere Gesù durante il suo arresto e la sua crocifissione, in nome dello stesso Gesù ora attestato come Cristo, Figlio di Dio, Signore? Infatti qualche cosa ha dovuto avere luogo, in loro e per loro, per poter rendere comprensibile, almeno psicologicamente, quel passaggio. Personalmente, non riesco a spiegarmelo in altro modo che con un progressivo processo di conversione sfociato in una rivelazione. Infatti il Gesù verso il quale i discepoli fanno poco a poco ritorno è interamente nuovo: adesso è il crocifisso-resuscitato, il nuovo Adamo, il giudice che tornerà, il Figlio per eccellenza, il Signore. Un’esperienza di rivelazione quindi: tutta intera la sua vita può ora essere compresa come rivelazione di Dio. È solo in questo istante, dopo la sua morte, che i discepoli “vedono” (ophtè) realmente chi è Gesù. È solo dopo la sua morte, di fronte alla sua vita tutta intera, che Gesù diventa trasparente per loro. È la loro fede che ora coglie ciò che Gesù è, qual è il suo essere profondo, quello che solo Dio poteva vedere. Nella loro fede, i discepoli interpretano questa rivelazione come una grazia, una iniziativa di Dio e del suo Cristo vivente, di qui le loro espressioni “si è fatto vedere”, “si è dato a vedere” (1 Corinzi 15:6-8) o ancora l’esclamazione di Paolo in Galati 1:15-16: “Dio […] si compiacque di rivelare in me il Figlio suo…”.

 

I racconti che si trovano nei vangeli sono, per me, pure costruzioni letterarie destinate ad annunciare, nel solo modo che gli evangelisti avevano a disposizione, la Buona Novella della resurrezione di Cristo, ovvero che Dio, attraverso Gesù, è entrato nella storia degli uomini, attraverso e in colui che può essere chiamato suo Figlio. Tale rivelazione, che questi racconti cercano di esprimere, sconvolgerà la loro visione del mondo e di Dio. Senza questa prima esperienza dei discepoli noi non potremmo dire oggi che “Cristo vive nel suo corpo che è la Chiesa universale, di cui siamo i membri”.

 

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À propos Gilles

a été pasteur à Amsterdam et en Région parisienne. Il s’est toujours intéressé à la présence de l’Évangile aux marges de l’Église. Il anime depuis 17 ans le site Internet Protestants dans la ville.

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