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Il cristianesimo e le altre religioni

“Il cristianesimo è per sua natura una religione della fede nella venuta del Regno di Dio” scrive in “Humanisme et mystique” (“Umanesimo e mistica”, Albin Michel, 1995). Il Regno è opera di Dio, non dell’uomo, nondimeno esso fa nascere un obbligo interiore che impegna il cristiano e lo spinge all’azione. Il Regno di Dio, che è già cominciato e al quale bisogna lavorare, è più importante della salvezza nell’aldilà. Il cristianesimo si impone attraverso una forte esigenza etica, quella dell’amore attivo. Secondo Schweitzer le altre “grandi” religioni non reggono al confronto. Ma il dialogo interreligioso è oggigiorno importantissimo e non possiamo che rallegrarcene. “Se un uomo raggiunge il cuore della sua propria religione, raggiunge anche il cuore delle altre religioni” diceva Gandhi.

Già Paul Tillich (1886-1965), grande teologo contemporaneo di Schweitzer, aveva insistito sull’importanza del dialogo tra le religioni. Tale dialogo permette di avanzare nella comprensione delle altre religioni, facendo al tempo stesso comprendere meglio la propria; infine, aiuta ciascuna religione a riconoscersi parte di un insieme più grande. Una teologia cristiana incapace di tale dialogo “manca un’occasione storica e rimane provinciale” scriveva Tillich. Un teologo contemporaneo del processo, John Cobb, definisce la religione come una via, un cammino. Il dialogo impedisce a tali vie di irrigidirsi e favorisce il “processo”: impegnandosi in tale dialogo non si diventa meno cristiani, bensì cristiani in modo diverso. “Il cristianesimo non deve dimenticare né attenuare l’affermazione che Gesù Cristo è la via. Deve però scoprire che questa via non esclude le altre” (André Gounelle, “Le dynamisme créateur de Dieu”, Van Dieren).

Raphaël Picon ha scritto nel numero 170 di Évangile et liberté (ottobre 2003) un articolo illuminante: “Per il dialogo interreligioso: le basi per un dialogo vivo e stimolante”. Seguendo la teologia del processo Picon rammenta, per esempio, la necessità di distinguere tra Gesù e il “Cristo” e che “Dio crea servendosi dei dati già esistenti del mondo, mettendoli assieme per trasformarli e aprirli a nuove possibilità di esistenza […] Dio dunque ha bisogno della pluralità del mondo per inscrivervi la sua azione creatrice!”

Il pastore Philippe Aubert presenta, all’interno della ricchissima teologia di Albert Schweitzer, alcuni temi importanti per la riflessione contemporanea.

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