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Baden Powell e la religione

Bisogna dire che Baden Powell era protestante e figlio di pastore, e che la sua antropologia e la sua concezione della religione si ispiravano molto in profondità alle idee della Riforma, tra le quali troviamo prima di tutto una formidabile apertura: Baden Powell non ha voluto fare dello scoutismo un movimento confessionale al servizio di una Chiesa in particolare, senza dubbio perché professava un’ecclesiologia debole che relativizzava l’importanza di ogni Chiesa, in pieno accordo con la sensibilità protestante: l’importante non è la Chiesa ma l’Evangelo, o meglio ancora il modo di vivere la buona novella gli uni con gli altri. Per la stessa ragione non voleva cappellani: in nome del sacerdozio universale, un capo può benissimo testimoniare e condividere l’Evangelo con i giovani e la presenza di un sacerdote o di un pastore non è assolutamente essenziale per avvicinarsi a Dio. Ma con questo non voleva svalorizzare il campo spirituale, al contrario. “Servire Dio” è uno dei tre punti della promessa, importantissimo in tutta la sua pedagogia; egli pensava però che “servire Dio” non volesse dire sottomettersi ad atti liturgici o pratiche chiesastiche ma vivere concretamente l’Evangelo nella volontà di servire Dio attraverso la fraternità e l’aiuto reciproco, lasciarsi muovere da un profondo sentimento di riconoscenza.

La sensibilità di Baden Powell era rivolta verso la Natura; disse a più riprese che, per lui, l’ammirazione della grandezza della Natura, di un bel paesaggio, di un tramonto del Sole poteva suscitare un’autentica emozione religiosa. Una sensibilità particolare, che vuole discernere nella Natura l’opera del Creatore; ma possiamo anche vedervi una modo di cercare un contatto diretto con il Creatore, senza la necessità di una qualche mediazione della Chiesa o dri riti.

Baden Powell del resto professava un ottimismo autentico, che si esprimeva nei suoi discorsi religiosi: per lui l’essenza della fede era l’azione di grazia, la riconoscenza, il ringraziare per tutto ciò che è bello, buono e armonioso, per tutte le grazie. Ringraziare vuol dire anche vedere le grazie come delle grazie e non come delle ricompense, e anche in questo era molto protestante. La grazia viene per prima e la nostra vita deve essere proprio una riconoscenza gioiosa per tutto ciò che ci è stato offerto. Questo ottimismo era una delle basi della sua pedagogia: non voleva credere che un bambino potesse essere totalmente cattivo. Elaborò una pedagogia positiva che invitava a costruire sul bene che si trova in ciascuno e ciascuna, nella fiducia che il male cadrà da sé. Mai si è rivolto ai bambini facendoli sentire in colpa o reprimendoli; puntava ad un ideale, alla vita, al dono di sé e alla fraternità.

In Francia, all’epoca del barthismo, vi furono delle discussioni sul metodo scout, che prevede una legge in dieci punti: alcuni ritenevano che questo volesse dire tornare a una sorta di teologia delle opere. Ma ci si ingannava sul senso della cosa: la legge di Baden Powell è semplicemente una formalizzazione pedagogica che serve a concretizzare, nello spirito infantile, l’ideale evangelico. Ma la legge scout è sempre stata utilizzata come esortazione, non come criterio di qualità o di salvezza, né per colpevolizzare.

Comunque sia, basta vedere il numero di cristiani impegnati nella Chiesa di oggi, tra cui dei pastori, che sono tali grazie allo scoutismo, per comprendere che l’azione scout ha donato a quasi tutti una visione entusiasmante dell’Evangelo e la gioia di fare della propria vita un servizio per Dio e per gli altri.

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