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La Bibbia e le sue interpretazioni nel corso dei secoli

 Fin dai primi secoli i cristiani hanno interpretato la Bibbia per renderne il testo attuale e vivificante.

La maggior parte dei Padri della Chiesa ci ha lasciato dei commenti alle Scritture e dei trattati di esegesi, come il “Trattato dei principî” di Origene (185-254), in cui espone la sua teoria dei quattro sensi delle Scritture: il senso letterale, il senso allegorico (che enuncia una cosa dicendone però un’altra), il senso morale e il senso anagogico (che parla di una cosa per parlare del Regno). “Gerusalemme” per esempio può significare la città degli Ebrei; la Chiesa di Cristo; l’anima umana; oppure la città celeste. Vi sono dunque più letture possibili di un testo, ma tutte volute da Dio. Tuttavia la Scuola di Antiochia, con Giovanni Crisostomo (349-407), praticava solamente l’interpretazione letterale e storica dei testi.

Il Medioevo ammette principalmente il senso allegorico, anche se Tommaso d’Aquino (1224-1274) era più prudente: “Una pluralità di sensi conviene alla Santa Scrittura.”

La lettura allegorica conduce a delle interpretazioni che possono essere molto fantasiose. Scrive Martino Bucero (1491-1551): “Con l’allegoria si può estrarre da Virgilio e Omero ciò che si trova nei Vangeli o in Paolo, e viceversa”. Nel XVI secolo i Riformatori rifiutano l’allegoria e sviluppano l’esegesi biblica ritornando alle fonti (ovvero il testo ebraico e quello greco).

Nel XVII secolo Spinoza (1632-1677) opera una critica storica applicata alla Bibbia e preconizza lo studio stilistico e storico dei testi. Il metodo storico-critico, sviluppato a partire dalla fine del XIX secolo, si sforza di individuare gli strati testuali successivi e di restituirli al loro contesto, facendo intervenire tutte le forme di scienza e di tecnica interpretativa per cercare di restaurare il senso iniziale voluto dall’autore, cosa indispensabile a ogni serio commento di un testo biblico. Tuttavia sovente il testo dice al lettore altra cosa da quella che intendeva dire l’autore.

Altri metodi, come la critica narrativa, contribuiscono alla comprensione interessandosi alla maniera in cui il testo comunica con il lettore.

Nel XX secolo bisogna segnalare il ruolo fondamentale di Bultmann nel demitizzare la lettura della Bibbia. Se la Bibbia contiene e trasmette la parola di Dio, non di meno rimane un libro umano. La Bibbia è un oggetto di studio, cosa che non va dimenticata con il pretesto della spiritualità.

Il pastore Jean Alexandre, poeta, traduttore e saggista, propone di considerare la Bibbia come una grande parabola.

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