Accueil / Traductions / Italiano / AUGURI FELICISSIMI

AUGURI FELICISSIMI

Per parlare del tempo il greco adopera principalmente due parole. La prima è chronos. Questo termine designa il tempo quantitativo che si conta e si numerizza, quello dei calendari e degli orologi, che va misurato dalle cronologie e, dopo gli orologi a polvere, dai cronometri. Quando sono trascorsi 60 minuti, cambia l’ora; quando sono trascorsi 365 giorni, arriva un anno nuovo che si distingue dal precedente per il suo millesimo. Il chronos permette di ordinare gli avvenimenti, di organizzare l’esistenza (con gli « impieghi del tempo » degli scolari, i « planning » degli adulti), di prevedere gli spostamenti, gli incontri, ecc. Senza i nostri taccuini e i nostri orologi, siamo nei guai.

Un secondo termine si riferisce al tempo: kairos. Significa il momento propizio, il tempo favorevole. Non so se esista una parola greca per i periodi di mala fortuna, di prova e di avversità (la 2a epistola a Timoteo se la cava parlando di un « kairos difficile »). Quì siamo nel qualitativo. L’ora buona non è, come nel chronos, l’ora esatta mais la felicità; l’ora sbagliata è disgrazia e non mancato appuntamento.

Quando ci auguriamo « buon anno », giochiamo sui due registri. Speriamo che un cambiamento del chronos produca un kairos e che i dodici mesi venturi siano un tempo umanamente soddisfacente, non solo una durata matematica. Confusione del quantitativo e del qualitativo forse, ma più piacevole di quella che misura la felicità o il valore di qualcuno unicamente sul metro del denaro guadagnato e posseduto.
Vivere il momento presente, segreto della felicità?I nostri messaggi esprimono voti di felicità, ai nostri corrispondenti presentano l’augurio di un « buon anno ». Li scriviamo con sincerità ma senza pensarci troppo; più precisamente, queste formule fanno sorgere un mucchio di domande.

Molti pensano che vivere il momento presente sia il segreto della felicità. Lo si può capire. Il passato (con i suoi scacchi e i suoi successi, le cose di cui ci vergognamo e quelle di cui andiamo fieri, le gioie perdute e le pene che durano), l’avvenire (con i suoi progetti aleatori, le sue attese fatte di speranze e di angoscie) invadono la nostra esistenza. Sovente la rovinano; in ogni caso ci impediscono di approfittarne semplicemente. Pascal nota: « Non ci teniamo mai al tempo presente. Anticipiamo l’avvenire {…} ci ricordiamo il passato {…} vaghiamo in tempi che non sono nostri {…}. Ciascuno esamini i propri pensieri, li troverà tutti occupati al passato e all’avvenire. Non pensiamo quasi mai al presente {…}. Così non viviamo mai, ma speriamo di vivere ». Parimente Rousseau ne Les rêveries d’un promeneur solitaire scrive che si sente « pienamente » se stesso soltanto separando il passato e il futuro dal suo presente; allora gioisce puramente e intensamente della sua esistenza. Chiama « rêverie » (sorta di semisogno meditativo) questa esperienza che ci fa pervenire alla felicità eliminando le cose che ci trasportano « sempre avanti o indietro di noi ». Non sarebbe il kairos un momento sgomberato da tutto ciò che lo ingombra, liberato da ciò che lo precede e lo segue, come una domenica senza sabato nè lunedì, un gennaio senza dicembre nè febbraio, un 2012 senza 2011 nè 2013? Non sarebbe una nascita senza antenati nè discendenti, un Natale senza l’anteriorità piuttosto confusa dell’Antico Testamento nè la posterità spesso deludente del cristianesimo?

Appena si formulano queste interrogazioni come l’ho fatto or ora, ci si rende conto di entrare in « sogni » che non hanno alcuna probabilità di realizzarsi. Ci proiettano nell’impossibile, l’assurdo e il contradditorio. Difatti ricordi e progetti sono il tessuto della nostra personalità. Scacciare dalla nostra coscienza quello che abbiamo vissuto e quello che vogliamo diventare non restituirebbe la sua autenticità alla nostra esistenza, ma l’annienterebbe. Che cosa saremmo senza genitori nè bambini, senza predecessori nè successori, senza i lavori passati e senza compiti nuovi? Se non ci fosse « ieri » nè « domani » la vita sarebbe un « oggi » vuoto di contenuto e privo di sostanza. Ecco perchè la malattia di Alzheimer è spaventosa: la persona gravemente colpita si trasforma in morto vivente.

Il kairos, ora buona o felicità, non è incompatibile con i ricordi e gli auguri che circolano con le cartoline di Capo d’Anno. Non ci chiede di dimenticare il passato nè di mettere da parte l’avvenire. Implica che il fatto di ricordare il passato e anticipare il futuro non sia per noi un tormento, una ossessione o una tirannia. Il kairos accetta il passato (non significa eliminare rincrescimenti e amarezze, ma superarli) e spera nell’avvenire (non significa togliere inquietudini e angoscie, ma dominarle). Due frasi del vangelo lo dicono: « I tuoi peccati sono perdonati » (detto altrimente, il tuo passato non deve esserti di peso; sebbene dimora, non ti imprigiona), « non siate con ansietà solleciti per l’indomani » » (ciò che assolutamente non significa non preoccuparsene, ma serbar fiducia anche nelle angoscie).
Il Regno di Dio si avvicinaPer il buddismo, almeno in alcuni suoi rami (poichè la sua diversità è grande) l’esistenza in se stessa è sofferenza; certtamente ha i suoi momenti di gioia, nondimeno rappresenta una disgrazia. È fondamentalmente deludente (nozione di dukkha). Il credente aspira ad esserne liberato accedendo al nirvana, di cui non si sa molto bene se sia qualche cosa o no (gli specialisti ne discutono). Piccoli istanti di kairos si manifestano nel nostro chronos, ma il vero kairos consiste nell’uscire dal chronos e a scappare al ciclo delle nascite successive.

Secondo la Bibbia, almeno per una delle sue correnti (perchè anch’essa è plurale), a dispetto del male che la ha invasa, il mondo è naturalmente buono. Nel mito della creazione raccontato nel primo capitolo della Genesi, Dio lo constata più volte. L’eistenza è in se stessa una benedizione, un dono meraviglioso; resta tale malgrado la sofferenza che l’assilla duramente ogni tanto e la rende pesante da sopportare. Nella sua verità profonda è kairos. Si tratta dunque non di fuggire altrove, di cercar rifuggio in un altro mondo o un altro tempo, ma di liberar la vita di ciò che la schiaccia, la guasta, la deteriora e la distrugge. Il kairos non si situa fuori dal chronos, altrove o aldilà; è la vita sanata, resa a se stessa tale quale dovrebbe essere.

Per Marco, quando Gesù comincia a predicare (sono le prime sue parole che il vangelo cita), proclama: « Il tempo è compiuto (letteralmente ”il kairos è venuto”) e il regno di Dio è vicino, ravvedetevi ». Quando in un momento del chronos viviamo un kairos, allora il Regno di Dio è vicino. Leggiamo bene: Gesù non dichiara che il Regno di Dio è arrivato nè che si insedia. È vicino ; detto altrimente, allo stesso tempo è quì e non c’è; fa sentire la sua presenza restando assente. La felicità che riempie i discepoli – la concretizzano ravvedendosi (cambiando di comportamento) e la dovranno annunciare e diffondere – ha un carattere frammentario e paradossale: lo evidenziano le Beatitudini e la fine del capitolo 8 dell’epistola ai Romani. Questa felicità non esclude ma affronta la sofferenza; è apertura ad altrui per la condivisione e non godimento da egoista, ripiego su se stesso; non mette al riposo, mobilita affinchè la vita vinca contro tutto quello che la aggredisce e la distrugge.

Il Regno di Dio è vicino soltanto ai credenti? Propendo a pensare di no. La fede è una consequenza, non la causa o la condizione del dono di Dio. Per ciascun essere umano (e probabilmente per gli altri esseri viventi) si offre e si apre un kairos. Possa il 2012 essere non solo una tappa del chronos ma anche un kairos e che il Regno di Dio sia vicino a noi, ecco l’augurio che faccio per tutti (me compreso) e in particolare per voi che vi siete accinti a leggere queste righe.

Don

Pour faire un don, suivez ce lien

À propos Évangile et liberté

.Evangile-et-liberte@evangile-et-liberte.net'

Laisser un commentaire

Ce site utilise Akismet pour réduire les indésirables. En savoir plus sur comment les données de vos commentaires sont utilisées.

En savoir plus sur Évangile et Liberté

Abonnez-vous pour poursuivre la lecture et avoir accès à l’ensemble des archives.

Continue reading