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Il perdono: esigenze, ambiguità, compimento

Alla fine, tutto il dramma che si svolge tra l’offensore e l’offeso non si può risolvere che nel perdono. Non è cosa agevole. L’offensore che domanda perdono, magari tra le lacrime e con tutto il suo essere, spera che il suo passo sarà accettato, ma accade che questa speranza venga delusa; l’offeso si chiude, si compiace persino di ruminare la ferita inferta al suo narcisismo.

Accade così che la domanda di perdono sia indipendente dalla risposta dell’altro: “Ho chiesto perdono… dopo tutto, se non l’ha accettato, tanto peggio per lui; il gesto l’ho fatto; mi sento liberato (?); posso guardarmi in faccia etc.” Così da una parte ci si ripiega su di sé, dall’altra regna l’orgoglio. Non c’è perdono senza la presenza del pentimento dell’offensore, il pentimento e non il rimorso. Il rimorso è mortifero. È un doppio morso; mina le forze vive; è distruttore, conduce al suicidio, vedi Giuda l’Iscariota. Il pentimento, al contrario, invita a rimontare la china e invita alla conversione, vedi la dolorosa storia dell’apostolo Pietro e dei suoi rinnegamenti. Ma c’è di più, e cioè che il perdono è stato accordato ancora prima che la domanda venga espressa.

Il perdono è un atto liberatorio senza prezzo; dona la vita, la pace e la gioia di vivere, e apre agli altri. Ma accade anche che una volta che il perdono è accordato e il “bacio di pace” scambiato, si installa il sospetto e fluiscono le domande: “ho fatto bene?”, “non sarò tradito ancora una volta?”, “cosa sta facendo?” etc. Ed ecco che dei sentimenti penosi invadono il campo di coscienza: si osserva, si cercano degli indizi, delle prove… e la vita diventa un inferno; è il “delirio di gelosia”, individuato da molto tempo dagli psichiatri.

Per il cristiano, per il credente, il perdono non ha valore che attraverso l’amore e nell’amore di Dio. La potenza operativa del perdono di Cristo gli viene da quel Dio che chiamava suo Padre; gli viene dalle sofferenze sopportate, inflittegli dagli uomini lungo la sua vita fino ai supplizi precedenti la sua morte. Così, quando si parla dell’amore di Dio e dell’amore degli uomini, conviene essere estremamente prudenti: il terreno è minato. Jurij Dombrovskij l’ha notato bene; rivolgendosi al suo interlocutore a proposito del valore del perdono, gli propone, come esempio da vivere, Cristo. “E ora, scrive, ami gli uomini come prima? E se anche allora tu rispondi: “sì, ancora adesso li amo, li amo così come sono, li amo malgrado tutto”, allora perdona! Poiché il tuo perdono si caricherà di una così formidabile potenza che chiunque crederà di poter essere perdonato da te, sarà perdonato…”

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