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Non sapete che voi siete il tempio di Dio? (1 Corinzi 3,16)

Lo schema di questa prima lettera ai Corinzi è un po’ complicato e ci si può persino domandare se si tratta di una lettera giuntaci in versione originale o di più frammenti di lettere differenti assembrate più tardi dalle Chiese. Come che sia, l’apostolo ha delle difficoltà con questi Corinzi, perché interpretano alla loro maniera la libertà che Paolo raccomanda di prendere nei riguardi della legge. La città portuale di Corinto era famosa per la dissolutezza dei suoi abitanti e l’espressione “vivere alla Corinzia” diceva tutto. La distanza presa da Paolo nei confronti della legge poteva essere dunque male interpretata e fare abbastanza facilmente dei danni. Si è dovuto spiegare a lungo per evitare gli eccessi, cosa che fa in modo particolare in questa lettera.

“Tutto è permesso, ma non tutto è utile” scrive a più riprese. A proposito della possibilità di mangiare la carne che è stata sacrificata agli idoli pagani, spiega a lungo (1 Corinzi, 8) che l’importante è il sentimento del commensale che viene dal paganesimo e non è ancora ben fermo nella fede. Non giudicate in funzione di voi stessi, ma in funzione del fratello.

Più volte Paolo scrive “Non sapete che voi siete il tempio di Dio?”

Nell’antico Egitto, poi nel giudaismo, il tempio è la dimora di Dio, il luogo per eccellenza ove la presenza della divinità si manifesta. Quello di Gerusalemme era diviso in molti spazi, sempre più sacri, via via che ci si avvicinava al Santo dei santi nel quale solo il gran sacerdote poteva penetrare, solamente una volta l’anno.

Ma ormai siete voi questo Tempio, dice l’apostolo. Non è più l’istituzione ecclesiale, con tutti i suoi sacerdoti, che si occupa di Dio, che fa il suo portavoce, siete voi stessi. Dio abita direttamente nel suo popolo. Non è più rinchiuso nella pietra immobile e fredda, ma abita nel cuore vivente dei credenti, in qualsiasi luogo qualcuno lo ami. Siete voi che ospitate Dio, che gli preparate uno spazio per vivere, che vegliate sulla sua salute, che gli permettete di esistere. Dio non è più lontano da voi, esterno a voi, è nel vostro corpo. È a partire da questo corpo che Dio parlerà al mondo.

Voi siete il tempio di Dio, non potete più fare quello che vi pare. Poiché voi siete responsabili di Dio. Se fate delle sciocchezze, è la reputazione di Dio che compromettete. Voi lo sporcate.

Così dunque il Tempio di Gerusalemme non serve più, non servono più i culti né i sacrifici che vi vengono resi, perché Dio ha traslocato. Ma il Tempio e la legge erano i due pilastri della religione giudaica. Cosa resta di una religione che non riposa più sui suoi pilatri ancestrali? Paolo risponde, in particolare, all’inizio del capitolo 12 della sua lettera ai Romani:

“Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà.”

È quindi il vostro comportamento, la vostra dedizione per soccorrere il mondo che sostituiscono la legge, i culti e i sacrifici al Tempio. I due pilastri della vecchia religione sono rimpiazzati dal discernimento della volontà di Dio, dalla vita morale.

Questo Paolo è un grande !

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Un commentaire

  1. ok al pensiero paolino.

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