LO SPIRITO : Un Dio senza frontiere

Il suo Spirito va al di là non soltanto delle Chiese ma anche della Bibbia. Non potremmo identificare le Scriture con la Parola di Dio. Jacques Juillard ha ragione quando scrive: « Mi sembra che questo soffio e questa voce (di Dio) non possono che superare le frontiere di questo libro » (Dieu, une invention? van Dieren ed. 2011). Si, Dio è un Dio senza frontiere. Se lo Spirito, modo di designare Dio, relativizza così tutto quello che tenderemmo ad assolutizzare, vuol dire che non dobbiamo concedere ne a una persona umana (il papa) ne a scritture umane (la bibbia) la minima infallibilità. Del resto agire in quel modo significa cedere a una tentazione mirante a darci potere sullo Spirito divino, rendendolo oggetto, cosa, di cui saremmo maestri. Dio ci scappa. È libero. Quando Auguste Sabatier (1839-1901) scrive Les religions d’autorité et la religion de l’Esprit, punta proprio su questa tentazione, cattolica quando sacralizza la Chiesa, protestante quando sacralizza la Bibbia.

Pertanto riconoscere che Dio è Spirito significa anche professare una religione dell’intimo, di quel Dio « che è là, nel segreto » (Mt 6,6) « Non sapete che siete il tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? » Domanda meravigliosa che apre l’essere umano al dinamismo creatore di Dio senza pertanto imprigionarlo nelle nostre limitazioni. Parlare dello Spirito di Dio vuol dire parlare di un Dio inatteso. C’è in quel riconoscimento quello dell’ispirazione: « Rispettiamo in ciascun uomo, poeta o no, questo momento tanto ben nominato dell’ispirazione, in cui dice dipiù di quanto non sappia, fa dipiù di quanto non possa, diventa dipiù di quanto no sia ». (Alexandre Vinet, 1797-1847).

Pour faire un don, suivez ce lien