Essere un ribelle, seguendo l’esempio dei profeti e di Gesù, per denunciare l’ipocrisia
- Sono ancora cristiano perché sono un protestante liberale
Di Camille Jean Izard
Traduzione di Giacomo Tessaro
Ecco una prima risposta: sono ancora cristiano perché sono un protestante liberale. Sono ancora cristiano malgrado i dubbi, le prove, le sofferenze inevitabili della vita; tra qualche mese avrò 90 anni. Da molto tempo ho capito che la vita nella fede non è paragonabile a un lungo fiume tranquillo. Ci sono interrogativi e rotture. Ma ho sempre avuto la convinzione che la mia vita si svolgesse sotto lo “sguardo”, sotto la custodia di colui che Gesù chiamava “Padre”. Sono ancora cristiano perché sono un ribelle sull’esempio dei profeti, di Gesù, dell’apostolo Paolo, i quali non hanno esitato a stigmatizzare, a maledire, a denunciare pubblicamente l’ipocrisia deleteria di certi gruppi e responsabili religiosi. Sono ancora cristiano malgrado la mia posizione critica a proposito di certe affermazioni dogmatiche sulla natura stessa di Dio. Infine, sono ancora cristiano sull’esempio dell’apostolo Paolo: per me, vivere è Cristo. Per quanto riguarda la morte, essa non è che un passaggio verso la luce di Dio e la pienezza della comunione dei santi. Arrivato ormai al termine della vita, posso constatare come la mia fede si sia purificata e semplificata, fino a essere simile a quella, semplicissima, dei bambini.
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