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Le grandi parole della teologia: Apofatismo

Di André Gounelle
André Gounelle, pastore, professore onorario all’Istituto protestante di teologia di Montpellier, è autore di numerosi libri e collaboratore di Évangile et Liberté da 50 anni.

Traduzione di Giacomo Tessaro
La teologia, come ogni disciplina, è una ricerca permanente, per questo ha bisogno di costruire un suo vocabolario, che evochi le idee che essa va elaborando. Ma, come in tutti i linguaggi specialistici, le sue parole divengono a volte inaccessibili. In questa serie vogliamo rendere più semplici delle parole che in realtà non lo sono. La teologia è alla portata di tutte e tutti!

Questa parola appartiene al gergo specialistico della teologia antica e medievale. Viene da un verbo greco che significa “negare”. Una teologia apofatica (o “negativa”) nega che si possa sapere e dire qualcosa di Dio, il che può apparire contraddittorio: la teologia, infatti, è un discorso dotto (un logos) su Dio (theos). Quando si ritiene di non poter parlare di Dio, né di conoscerlo, si esce dalla teologia per entrare nell’agnosticismo.

Ma il paradosso non è così profondo come si potrebbe credere, perché in effetti la teologia apofatica non tace, non resta in silenzio: di Dio parla per stabilire che sfugge alle nostre parole e ai nostri concetti. Dio non è mai ciò che pensiamo e diciamo di lui: è ineffabile (o indicibile) e inconcepibile. “Dio non è né questo né quello” scrive Meister Eckhart (1260-1328). Le nostre parole e idee sono sempre delle false piste, che non arrivano mai a descriverlo, a delinearlo.

Per essere più precisi, dal punto di vista apofatico noi abbiamo sì una conoscenza di Dio, ma una conoscenza negativa: noi sappiamo cosa Dio non è, ma ignoriamo cosa sia. Così, quando lo si descrive come “eterno”, si intende dire che non è soggetto al tempo; quando lo si definisce “trascendente”, si vuole indicare che non appartiene al nostro mondo. È giusto dichiarare che Dio non è un essere temporale e ordinario, ma non abbiamo la minima idea di cosa siano l’eternità e la trascendenza.

L’apofatismo ha la sua parte di verità, in quanto costituisce una reazione salutare contro la pretesa dogmatica di una conoscenza perfetta e completa di Dio. Le nostre teologie hanno sempre delle deficienze, delle mancanze. Se l’apofatismo è una componente essenziale della fede in un Dio che ci trascende, ha comunque i suoi punti deboli, i suoi limiti: il messaggio evangelico afferma che Dio è amore e che possiamo percepire qualcosa di lui attraverso Gesù Cristo, il che è decisamente positivo.

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À propos Gilles

a été pasteur à Amsterdam et en Région parisienne. Il s’est toujours intéressé à la présence de l’Évangile aux marges de l’Église. Il anime depuis 17 ans le site Internet Protestants dans la ville.

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