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Le “invisibili”, tra la paura e la vergogna

Di Vincens Hubac

 

Vincens Hubac è pastore della Chiesa Protestante Unita di Francia a Parigi. È impegnato nella diaconia e si interessa di transumanesimo.

 

 

Traduzione di Giacomo Tessaro

 

Come aiutare chi vive l’estrema povertà come una vergogna e sceglie di rendersi invisibile? La nostra società è forse cieca? Quando muoiono esiste un’associazione, il Collettivo dei morti della strada, che veglia alla dignità del loro funerale e sostiene i parenti nel lutto.

 

 

Le “invisibili” sono prima di tutto delle donne che passano inosservate. Si confondono nella folla, sono simili, negli atteggiamenti e negli abiti, a tutte le altre donne, tuttavia sono spesso “senza fissa dimora” o escluse da quella società in mezzo alla quale, però, cercano di confondersi. Vivere per strada o nell’estrema povertà, quando si è donna, significa esporsi a commenti, minacce, violenze di ogni genere, fino ad arrivare allo stupro, che aggrava di molto le loro condizioni di vita. Pochissimi lo sanno, ma le persone senza fissa dimora sono spesso vittima di aggressioni e le donne sono particolarmente prese di mira. Un modo di evitare tutto questo è camuffare le proprie condizioni di vita e rendersi “invisibili”. Purtroppo, camuffate come sono in donne che hanno un lavoro e/o una famiglia, le “invisibili” è difficile individuarle e quindi aiutarle.

 

Si incontrano anche degli uomini “invisibili”. Molti di loro sono noti da lungo tempo, a loro sono stati dedicati libri e film: disoccupati che nascondono la loro condizione alla famiglia e fanno finta di andare a lavorare, o ancora quel senza fissa dimora che ogni giorno usciva dalla sua tenda sulle rive del canale Saint Martin a Parigi vestito impeccabilmente, con in mano una valigetta… Chi non ha mai sentito, al bancone di un bar, un disoccupato spiegare che ha lasciato “volontariamente” il padrone e lo ha “fatto stare al suo posto”? Questi uomini sono schizofrenici oppure è la vergogna per la loro situazione a spingerli a tale doppio gioco?

 

“Invisibili” sono anche quelle persone che, in una situazione estrema, abbandonano i loro figli morti, affidandoli alla buona volontà della società perché se ne faccia carico. Gli assistenti sociali e i membri del “Collettivo dei morti della strada” conoscono queste situazioni terribili, in cui bisogna seppellire un bambino abbandonato. La vergogna di essere poveri, di non poter pagare i funerali oppure, nella maggior parte dei casi, la paura dei migranti di essere scoperti senza documenti rendono più pesanti il dolore e il lutto.

 

Le e gli “invisibili” ci raccontano le vite vissute nell’esclusione, le difficoltà finanziarie, i problemi sociali, di salute, di alloggio, tutto più o meno quantificabile, individuabile… Le e gli “invisibili” portano il peso della vergogna e della paura. Di fronte a questi problemi è difficile discernere. Non si può aiutare efficacemente le vittime dell’esclusione se non vengono strette delle relazioni di fiducia, che permettano un linguaggio autentico, un discorso in cui il fatto di parlare rompa il muro di silenzio nel quale si rinchiudono, più degli altri, le e gli “invisibili”. Qui la parola e il tempo sono necessari. C’è tutto un discorso che la società deve fare perché le e gli “invisibili” capiscano che l’esclusione non è né una mancanza né una colpa. Nulla giustifica “chiudere fuori” una parte della popolazione con il pretesto della povertà e soprattutto nulla giustifica che delle persone infelici si sentano talmente degradate e minacciate da far sembrare loro preferibile “sparire”, essere in qualche modo trasparenti. Qui la negazione dell’umano raggiunge il suo livello ultimo, alla stregua dei momenti più oscuri della storia, in cui i carnefici torturano talmente le loro vittime che queste finiscono per accettare la loro degradazione.

 

La Bibbia, fin dalla Genesi, ha posto il problema della paura e della vergogna con le figure di Adamo ed Eva… ma lì dove Dio vede Adamo ed Eva, riusciamo noi a vedere le e gli “invisibili”? La nostra cecità nei confronti degli esclusi non è forse collegata alle nostre paure e alle nostre vergogne…?

 

Collettivo dei morti della strada: www.mortsdelarue.org

 

 

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À propos Gilles

a été pasteur à Amsterdam et en Région parisienne. Il s’est toujours intéressé à la présence de l’Évangile aux marges de l’Église. Il anime depuis 17 ans le site Internet Protestants dans la ville.

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