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Le religioni viste da una prof d’inglese

Di Ève Soustelle*

Traduzione di Giacomo Tessaro

Studiare i testi biblici nelle ore di geografia o di inglese alle superiori? È un esercizio delicato, ovviamente, ma gli studenti sono avidi di imparare e Ève Soustelle, professoressa d’inglese, non perde occasione di trasmettere le sue conoscenze sulle religioni in generale.

Siamo in un liceo in centro città, sono le 8.05, gli astucci sono sui banchi e i fogli sono stati distribuiti. Prima di cominciare il lavoro uno studente che ha visto una foto afferma “Gli Indiani sono buddhisti!” e io intervengo: “No, pochissimi lo sono, per la stragrande maggioranza sono indù”. “Indù? Cosa vuol dire?” Io sorrido e spiego, anche se l’ora d’inglese prende una piega non prevista.

Altro giorno, altra classe, un gruppo di allievi mi chiama: “Prof, gli Inglesi sono cattolici?” “Alcuni sì, ma la religione storica è l’anglicanesimo, una forma di protestantesimo” “Ah sì? Anche gli Irlandesi?” domanda la sua vicina. “No, nel Sud la maggior parte degli abitanti è cattolica, ma in Irlanda del Nord i protestanti sono maggioranza, di poco”. Io sono felice di rispondere e loro hanno bisogno di sapere.

Questi scambi con i miei allievi sono frequenti, talvolta perfino ripetuti parola per parola, perché gli studenti dimenticano. Non ci sarà nessun compito in classe sulle religioni. Anche le situazioni si ripetono, in quanto le occasioni di abbordare l’argomento sono innumerevoli: l’assassinio di Gandhi, la nascita del Pakistan, la “questione” dell’Irlanda del Nord, l’indipendenza della Scozia, i conflitti riguardanti le terre considerate sacre dagli aborigeni d’Australia, il discorso di Martin Luther King, il presidente Obama che presta giuramento sulla Bibbia di Abramo Lincoln e altri ancora. In letteratura c’è la medesima esigenza. Abbiamo studiato dei passi di Hawthorne (La lettera scarlatta), Arthur Miller (Il crogiuolo), di Shakespeare (Macbeth). Come possono gli studenti capire queste opere senza nessuna conoscenza nel campo della religione?

Le conoscenze degli studenti

Gli studenti ne sanno poco. Qualche settimana fa, in una prima classe, solamente un allievo conosceva Martin Lutero. Il Taj Mahal è un monumento conosciuto ma ignorano che è stato costruito da un imperatore musulmano (“Prof, ci sono Indiani musulmani?”). Sono quasi tutti convinti che un ministro responsabile di una comunità religiosa non possa essere sposato e sono sorpresi quando spiego loro che i rabbini, i pastori, gli imam e i pope (“Un pope? Cos’è un pope, prof?”) possono essere sposati ed è la situazione cattolica ad essere l’eccezione. Aggiungo che esistono donne rabbino e donne pastore (“Ah sì?”). La parola Riforma qualcuno in classe la ricorda, ma rimane un elemento vÈve Soustelleisto molto di sfuggita nell’ora di storia. Una donna vescovo? Per poco non pensano che li stia prendendo in giro!

Nel campo conoscenze bibliche le cose non vanno meglio. Nessuno degli allievi dell’ultimo anno sapeva in quali lingue è stata scritta la Bibbia. La risposta meno sorprendente è stata “in latino”. Un mito aborigeno che metteva in scena un serpente che apporta il bene e il male non ha suscitato quasi nessuna eco: ho dovuto risvegliare le memorie e insegnare, insegnare molto. I sette comandamenti dei maiali della “Fattoria degli animali” di George Orwell hanno avuto più successo, ma sono stata sconfitta sul romanzo di Steinbeck “La valle dell’Eden”: i fratelli nemici si chiamano Caleb e Aaron (senza dubbio mi sono spinta troppo oltre). Il titolo di un celebre fumetto sudafricano, che mette in scena una padrona bianca e la sua domestica nera, fa sorridere alcuni, ma non tutti: si chiama “Madam and Eve”.

Il ruolo dell’insegnante       

Allora, che fare? Spiego e informo non appena se ne presenta l’occasione, ma le allusioni e i giochi di parole talvolta si perdono o non vengono gustati. Certi testi e avvenimenti, più noiosi, semplicemente non sono compresi. Perché il tale personaggio ha una moglie se è il pastore del villaggio? Perché alcuni Americani non volevano un presidente cattolico (Kennedy)? Non credo tuttavia che l’insegnamento di un professore “precettato” (quello di storia? di filosofia?) possa essere desiderabile o possibile. Qualche professore di francese studia un passo della Bibbia come testo letterario, ma nei miei colleghi non vedo un grande gusto per lo studio delle religioni. La maggior parte sembra nutrire grande diffidenza se non un certo disagio. Alcuni mostrano perfino disprezzo. Credo che alcuni non si sentano competenti, ma mi sembra anche che pensino che non c’è posto per la religione nella scuola. Sento che altri ancora considerano le religioni come superstizioni prive d’interesse.

Quanto a me, continuo a rispondere alle domande e a far scoprire le varie opere, con grande piacere ma senza troppe illusioni. Il mese prossimo studieremo “I viaggi di Gulliver”. Il passo in cui Gulliver spiega al suo signore cos’è la guerra e quali sono i motivi che possono scatenarla dovrebbe riscuotere successo tra i miei studenti, come spesso accade. Ma uno di questi motivi necessiterà sicuramente di un chiarimento: “La questione se la carne è pane o il pane carne; se il succo di una certa bacca è sangue o vino” (“Whether flesh be bread or bread be flesh; whether the juice of a certain berry be blood or wine”): ovvero, la transustanziazione durante l’ora d’inglese!

* Ève Soustelle è professoressa d’inglese nei licei da 35 anni. È appassionata di letteratura in lingua inglese e si interessa alle religioni monoteiste e politeiste.   

      

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À propos Gilles

a été pasteur à Amsterdam et en Région parisienne. Il s’est toujours intéressé à la présence de l’Évangile aux marges de l’Église. Il anime depuis 17 ans le site Internet Protestants dans la ville.

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