Di James Woody
Traduzione di GiacomoTessaro
Tratto da Évangile et Liberté n° 298, aprile 2016
Per molto tempo ho pensato che “misericordia” non fosse altro che una bestemmia, una parola lanciata verso il cielo in tono ironico per dare voce alla propria collera, che mi sembrava appropriata come urlo di ingiustizia in situazioni particolarmente tragiche. In seguito, questa parola mi è divenuta insopportabile in quanto carica di condiscendenza. Alcuni dimostravano misericordia per mettere in mostra la loro anima bella, altri erano misericordiosi per dominare coloro che ottenevano misericordia. Alla stregua della carità scaraventata in faccia al povero e all’infelice, di colui che manca di tutto e in particolare di considerazione e di affetto, la misericordia aveva il cattivo sapore dell’orgoglio.
Non saranno certo i pannelli pieni di questa parola affissi sulle chiese cattoliche e nelle vetrine dei negozi religiosi, in questo anno che si vuole della misericordia, che me la renderanno più simpatica. Molte situazioni, invece, molte persone di cui incrocio il cammino o lo sguardo hanno su di me un effetto che non saprei esprimere se non avessi a disposizione questa parola. Non per lasciarmi sommergere dall’emozione, ma per orientarla verso l’amore incondizionato nei confronti del mio prossimo, questa parola “misericordia” è proprio ciò di cui ho bisogno: essa identifica la miseria, individua l’attività del mio cuore e mi permette di pensare le due cose assieme. Posso così mettere da parte ogni senso di colpa o di collera e agire per grazia soltanto. Quando potrei evitare di agire di fronte all’infelicità, quando potrei punire quell’errore o quella colpa, questo termine mi rammenta che, al di là di ciò che desidero, esiste un imperativo evangelico: salvare ciò che sembra perduto, far beneficiare ciascuno e ciascuna della misericordia, l’altro nome della benevolenza dell’Eterno.
* James Woody è pastore della Chiesa Protestante Unita di Francia a Parigi. È presidente dell’associazione protestante liberale Évangile et Liberté.
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