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Al di là della morte o piuttosto al di là di una vita altra?

 

Di Michel Leconte

 

Traduzione di Giacomo Tessaro

 

La fede cristiana è una speranza in un al di là della nostra vita mortale oppure, più radicalmente, una speranza attiva in un al di là della nostra vita presente? Una speranza in una quantità sempre maggiore della stessa vita oppure, più profondamente, una speranza in una vita qualitativamente altra?

 

Se la religione si riassume in una fede in un al di là della morte, allora essa è poco più di una speranza egoista, il vecchio desiderio di immortalità al quale rispondono, quale più quale meno, tutte le religioni, le saggezze e le filosofie. La religione serve allora a calmare la nostra angoscia, ad addolcire la nostra paura della morte biologica. La religione mi pare fornire in questo modo una sorta di giustificazione culturale al nostro rifiuto di quella finitezza che fa ugualmente parte di noi. Così facendo, tale credenza ci svia dal compito di costruire un mondo migliore. È un oppio che può certamente calmarci ma che ci intorpidisce. Fondamentalmente, tale speranza esclusiva nell’aldilà non mi sembra essere specificamente cristiana.

 

Non bisogna infatti mai dimenticare che la resurrezione di Gesù è non solamente la resurrezione di un essere mortale ma anche di un uomo crocifisso. Dio non risuscita Gesù da una morte naturale, bensì da una morte deliberatamente provocata e voluta, poiché Gesù è stato assassinato in ragione dell’opposizione dei rappresentanti religiosi e politici dell’ordine stabilito che si sono coalizzati contro la sua azione e il suo annuncio profetico del Regno di Dio. Un Regno da stabilire nell’”adesso” della vita, per instaurare un mondo qualitativamente nuovo, più fraterno, più giusto e umano, un mondo trasfigurato dall’amore del suo Dio, un Dio che libera, un Dio che è salvezza degli esseri umani, se per salvezza intendiamo il passaggio dal meno umano al più umano.

 

La resurrezione è la giustificazione da parte di Dio di colui che, attraverso la sua predicazione, i suoi gesti, tutta la sua vita, ha lottato per la liberazione integrale degli uomini asserviti e alienati, vittime di ogni sorta di miserie e oppressione. La resurrezione è la rivelazione ai discepoli della verità assoluta della vita di Gesù e della sua prassi in favore di un mondo altro, un mondo in cui regna la tenerezza verso i piccoli, i poveri, i sofferenti, gli esclusi. È questo, secondo me, il dinamismo dell’evangelo. Questa speranza è una speranza attiva alla sequela di Gesù, al di fuori della quale non esiste che il vago auspicio che la nostra vita e il nostro mondo possano cambiare sotto l’azione di un “deus ex machina”, come per magia.

 

La fede cristiana è proprio questa fede inaudita: la Realtà ultima, quella che risiede al di là dell’apparenza banale e priva di speranza delle cose, è apparsa in Gesù Cristo e nel suo Regno di pace, di amore e di giustizia. Dio e il mondo sono uno, Dio è in noi la potenza che sostiene e anima il mondo e ci fa andare avanti e agire, che non sta però senza di noi. Credo proprio che al di fuori della sequela di Cristo non sappiamo con esattezza di cosa stiamo parlando quando confessiamo Gesù Cristo. Il disegno di Dio consiste nel farci giungere ad essere figli nel Figlio.

 

“Signore, vieni in soccorso della nostra debolezza! Donaci la forza del tuo Spirito.”

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À propos Gilles

a été pasteur à Amsterdam et en Région parisienne. Il s’est toujours intéressé à la présence de l’Évangile aux marges de l’Église. Il anime depuis 17 ans le site Internet Protestants dans la ville.

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