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Parlare della vita con Dio

Le parole di cui disponiamo sono parole umane limitate dal tempo, dallo spazio e dalla nostra esperienza umana. E Dio, quale che sia, è evidentemente al di là dei nostri limiti umani. Più noi lo definiremo in maniera precisa, meno saremo esatti.

La mia analogia preferita è quella dei cavalli che non possono sfuggire ai limiti dei cavalli. Non possono comprendere il mondo che dal punto di vista del cavallo. Non comprenderanno mai cos’è una vita da uomo. Allo stesso modo gli uomini non possono sfuggire ai limiti umani, e non comprenderanno mai cos’è la vita di Dio. Mi sono sempre domandato come potevamo sforzarci di comprendere ciò che è al di là della nostra comprensione e perseguitare chi comprendeva in maniera diversa da noi.

La sola cosa che possiamo dire è che la vita con Dio è per noi. Si può sempre parlare di una esperienza umana poiché fa parte dei limiti della nostra conoscenza. Nel momento in cui dico Dio, parlo di ciò che mi trascina al di là dei limiti dell’umanità, di ciò che mi rende capace di vivere, di amare e di essere.

Quando qualcuno domandò all’autore della prima epistola di Giovanni di definire Dio, egli rispose “Dio è amore”. Mi sembra che con questo volesse dire che è l’amore che permette la vita. Gli uomini non possono creare amore. Prima di donare amore bisogna prima di tutto riceverne. Non si può conservare l’amore che si riceve. L’amore che non si condivide, scompare. L’amore è un potere che ci unisce a ciò che è al di là di noi. L’amore è una potenza che ci rende capaci di oltrepassare i limiti dell’umano e di raggiungere il trascendente. L’amore si manifesta sempre nella preservazione della vita.

Forse dovremmo smetterla di parlare di amare Dio o di essere amati da Dio, poiché queste espressioni suggeriscono che Dio sarebbe un essere. Forse bisognerebbe collegare sempre la nostra esperienza dell’amore con l’esperienza di Dio. Questo significherebbe che la parola “Dio” è una elaborazione umana destinata a caratterizzare la nostra esperienza della trascendenza, e che essa ci chiama a impegnarci più profondamente nella nostra umanità. Se Dio è l’amore che fa vivere, l’amore del prossimo consiste nell’aiutarlo a vivere la sua umanità. A partire dal momento in cui si supera il problema di linguaggio, in cui non si parla più di Dio in sé, ma della nostra vita con lui, si può riprendere su questa base la storia di Gesù e comprendere: “Che abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Giovanni 10,10).

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