Parola ebraica
Spesso si considera il giudaismo una religione basata sull’osservanza dei “comandamenti” (“mitzvà” al singolare, “mitzvot” al plurale). Il rabbino liberale Tom Cohen ci propone un nuovo modo di considerare questa osservanza, dove la libertà ha lo spazio che le spetta.
Di Tom Cohen
Tom Cohen è nato negli Stati Uniti, e dal 1992 vive in Francia. Ha studiato per diventare rabbino a Los Angeles, New York e Gerusalemme. È fondatore e rabbino della Kehilat Gesher, la sinagoga franco-americana di Parigi.
Traduzione di Giacomo Tessaro
Che differenza fa? Per un’Ebrea o un Ebreo ortodossi la risposta a queste domande è in un certo senso più facile che per gli altri Ebrei. Alla domanda “Perché fare queste cose?” rispondono in modo semplice, un po’ come se fosse un gioco infantile: bisogna farlo perché è una mitzvà! Dopo tutto, se crediamo in un Dio che comanda e chiede di fare qualcosa, o di vivere in un certo modo, perché non dovremmo obbedire ai Suoi comandamenti eterni?
Per noi Ebrei liberali la questione è più complicata. Per quanto mi riguarda, concepire la mitzvà come un comandamento non funziona altrettanto bene. Dire agli Ebrei di oggi che la ragione per cui devono osservare i comandamenti è che l’ha detto Dio non è sufficiente, e usare certe forme di minaccia non funziona. Abbiamo bisogno di un nuovo modo di comprendere la mitzvà, che interpelli l’individuo e lo metta di fronte alla sfida di vederla come qualcosa di personale, che dona un senso alla sua vita e la sensazione di aver compiuto un dovere. Una mitzvà dovrebbe essere un viale che conduce verso una spiritualità più profonda e un carattere migliore, e un modo di trovare Dio nel mondo. È anche un modo per definire noi stessi. Vorrei suggerire anche di considerare la mitzvà come una “occasione sacra”; rinunciarvi è un’occasione mancata di trovare bellezza e santità nella vita, di creare senso, di trovare meraviglia e gioia nelle esperienze della vita quotidiana. Personalmente mi piace l’idea di concepire la vita come un ventaglio di possibilità, e il fatto che siamo o meno consapevoli di tali momenti costituisce la responsabilità stessa della mitzvà!
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