Di Nezha Zeghari-Chambron*
Traduzione di Giacomo Tessaro
I passi coranici sono tratti dalla traduzione di Hamza Roberto Piccardo.
* Nezha Zeghari-Chambron, nata a Rabat in Marocco, laureata in biologia, è ricercatrice nell’industria farmaceutica, regolare lettrice di Évangile et Liberté e attenta frequentatrice dell’Oratoire du Louvre di Parigi.
Secondo un racconto coranico, Dio ha voluto dall’Umanità un impegno al momento della creazione: “’Non sono il vostro Signore?’. Risposero: ‘Sì, lo attestiamo’” (Sura 7:172). Di questo Patto originale l’uomo avrebbe conservato un’impronta dentro di sé, che gli conferisce l’intuizione dell’Uno e l’inclinazione innata verso la trascendenza. È in virtù di questo patto che l’Uomo ha ricevuto la responsabilità e la custodia della fede. [“In verità proponemmo ai cieli, alla terra e alle montagne la responsabilità [della fede] ma rifiutarono e ne ebbero paura, mentre l’uomo se ne fece carico. In verità egli è ingiusto e ignorante.” (Sura 33:72)]
La fede insufflata nell’Uomo è definita come sua natura originaria: “[…] natura originaria che Allah ha connaturato agli uomini; non c’è cambiamento nella creazione di Allah” (Sura 30:30).
La figura emblematica del credente originario è Abramo, che è anche padre dei musulmani. Nel Corano la parola “Islam”, tradotta erroneamente con “sottomissione”, non definisce tanto una religione (che è una costruzione posteriore), quanto piuttosto “la via spirituale del pieno abbandono a Dio”, una via che permette di trasformare l’intuizione innata dell’Uno in una certezza: “Così mostrammo ad Abramo il regno dei cieli e della terra, affinché fosse tra coloro che credono con fermezza” [Sura 6:75].
L’Islam “abbandono” è definito come la via che porta alla Sorgente divina e permette all’Uomo di accedere alla completezza. È una via aperta a tutti, che permette di riannodare l’asse interiore che ci lega al Tutto Unico. È una fede inclusiva, che non riguarda solamente i musulmani. Il Corano proclama una fede monoteista universale, che si manifesta nella diversità umana: “Ad ognuno di voi abbiamo assegnato una via e un percorso. Se Allah avesse voluto, avrebbe fatto di voi una sola comunità. Vi ha voluto però provare con quel che vi ha dato. Gareggiate in opere buone: tutti ritornerete ad Allah ed Egli vi informerà a proposito delle cose sulle quali siete discordi” (Sura 5:48).
Unicità e alterità, questo dovrebbe essere il credo dei credenti, e se dobbiamo farci concorrenza nella fede, allora gareggiamo in opere buone!
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