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Tutto è permesso, ma non tutto è utile

1 Corinzi 8:1-11; Romani 14:1-15

 

Alcune riflessioni sulle epistole paoline: limitare la libertà? Sì, ma la mia, non quella degli altri

Di Henri Persoz

Henri Persoz è ingegnere in pensione. Alla fine della sua carriera ha intrapreso gli studi completi di teologia che gli hanno permesso di difendere, ancora meglio di quanto già non facesse, il suo approccio molto liberale al cristianesimo.

Traduzione di Giacomo Tessaro

Nel solco della rivoluzione gesuana Paolo ha voluto far capire ai suoi contemporanei che il rispetto della Legge non era un obiettivo in sé e per sé: era necessario ponderarla con intelligenza. Essa permette di conoscere la compassione e la giustizia di Dio. “La lettera uccide, ma lo spirito vivifica”, scrive nella seconda lettera ai Corinzi. Da oggi, fratelli, “è alla libertà che siete stati chiamati”, come dice ai Galati. Si accorge però che questa libertà che predica, che è anche una liberazione, è mal compresa; deve essere al servizio del prossimo; alcuni però, soprattutto a Corinto, ne approfittano per confondere libertà e libertinaggio, oppure usano la loro libertà per offendere inutilmente certe persone.

 

Paolo deve precisare il suo pensiero: “Tutto è permesso, ma non tutto è utile”. Fa spesso l’esempio della carne sacrificata agli idoli. Va detto che a quell’epoca le macellerie praticamente non esistevano e la sola carne disponibile, sia tra i giudei che tra i pagani, era quella che proveniva dai sacrifici. In prossimità dei templi avevano aperto dei ristoranti che proponevano tali carni, la cui consumazione rivestiva ovviamente un aspetto religioso. Nei dintorni di Gerusalemme i giudei non avevano problemi nel consumare di tanto in tanto la carne che veniva dai sacrifici del Tempio, mentre i giudei della diaspora e i cristiani dell’Asia Minore erano di fronte a una scelta difficile: o mangiare la carne sacrificata agli idoli pagani o fare a meno della carne.

 

Alcuni giudeo-cristiani, puristi e osservanti, rifiutavano le carni dei sacrifici pagani, da loro considerate idolatriche, e forse rimanevano turbati dal fatto che altri cristiani le mangiassero. I pagano-cristiani, al contrario, le mangiavano senza troppi scrupoli in quanto venivano proprio dal paganesimo e si facevano beffe dei giudeo-cristiani che non lo facevano: in fondo, l’apostolo aveva detto chiaramente che si poteva mangiare di tutto, che niente era di per sé impuro. È l’amore, diceva, il pieno compimento della Legge.

 

Paolo scrive ai Romani: “Colui che mangia di tutto non disprezzi colui che non mangia di tutto; e colui che non mangia di tutto non giudichi colui che mangia di tutto, perché Dio lo ha accolto”. In altri termini: non giudicate chi la pensa in modo diverso, chi non fa uso della sua libertà come fate voi, in ragione delle sue convinzioni. Paolo utilizza due verbi, “giudicare” e “disprezzare”, facendo capire che, quando giudichiamo gli altri, in parte li disprezziamo.

 

Certo, la Legge non c’è più. Certo, siamo liberi di intraprendere, liberi di mangiare, liberi di esprimerci. Ma l’amore che dobbiamo avere per il nostro prossimo deve passare per il discernimento: come considererà, l’altro, il mio comportamento? Chi vede le cose in modo diverso, chi è turbato da modo in cui faccio uso della mia libertà? Il fondamento del cristianesimo consiste nell’accordare più importanza all’altro che a noi stessi.

 

Invece di giudicare gli altri perché non hanno le nostre stesse reazioni, cerchiamo di non scandalizzarli. Camminare nell’amore significa limitare volontariamente la propria libertà per non turbare l’altro, dice l’apostolo ai Romani. Si tratta, evidentemente, di limitare la nostra libertà, in nessun caso quella dell’altro.

 

San Paolo, seguendo la posizione presa a suo tempo da Gesù, ha preso le distanze dalla Legge. Ma nel contesto giudaico, che è il contesto di Paolo, cosa rimane della religione se la Legge non è più il modo di comprendere cosa Dio vuole da noi? La Legge viene sostituita dalla considerazione per l’altro. Se con un determinato comportamento tu rattristi tuo fratello, allora non stai camminando nell’amore.

 

È vero che talvolta è una scelta difficile, in quanto lo stesso comportamento può rattristare alcuni e far gioire altri. Ci vuole davvero discernimento.

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À propos Gilles

a été pasteur à Amsterdam et en Région parisienne. Il s’est toujours intéressé à la présence de l’Évangile aux marges de l’Église. Il anime depuis 17 ans le site Internet Protestants dans la ville.

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