Di André Gounelle
Traduzione di Giacomo Tessaro
Il presepe contraddice la laicità? Bisogna proibirlo nei luoghi pubblici, da cui sono per legge esclusi i simboli religiosi? Interpellato da alcuni liberi pensatori, un tribunale ha così giudicato. Alcuni hanno reagito denunciando un’antireligiosità intollerante e totalitaria. Chi ha preso posizione in questa controversia, sia per il sì che per il no, è d’accordo nel considerare il presepe un simbolo religioso.
Io non ne sono del tutto convinto. Secondo me il presepe non appartiene al campo della religione, ma a quello del foklore. Il presepe rende più bella (o più brutta, a seconda dei casi) una festa culturale dominata dalla celebrazione della luce e della famiglia, illustra una leggenda che ha un tenue rapporto con i racconti biblici e nessun rapporto con il credo, che non dice nulla di Dio e della fede.
Che i liberi pensatori non distinguano tra religione e folklore non mi stupisce: per molti di essi la religione non è altro che folklore. Invece, che nemmeno i cristiani distinguano le due cose mi addolora. Se difendono il presepe, come è loro diritto, non dovrebbero però farlo in nome della religione. Mi viene anzi da pensare che, se c’è un posto in cui il presepe è fuori luogo, quel posto è la chiesa. Non per assolutismo o eccessivo purismo ma perché oggi, nel nostro mondo, è essenziale che il cristianesimo si dissoci dal folklore con il quale viene troppo spesso confuso.
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