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Un dittatore condannato nel suo Paese

 La popolazione amerindia maya (più del 50% degli abitanti), vittima della politica della terra bruciata nel vero senso del termine, assieme ad altri attende il processo. È a questo prezzo che la società guatemalteca sarà riconciliata e pacificata. La condanna del dittatore è stata salutata come “una decisione storica per il Guatemala e per tutto il continente poiché è la prima volta, rilevano i media, che un ex dittatore ancora vivo viene giudicato da un tribunale nazionale per genocidio e crimini contro l’umanità”. Il crimine di “genocidio” contro gli Indiani maya del Guatemala è un concetto giuridico preciso e fino ad ora era sempre stato di competenza della giustizia internazionale. “Questo verdetto è uno dei più importanti negli annali dei diritti dell’uomo” afferma un consigliere giuridico dell’ONG Human Rights Watch. “Nel Guatemala in cui l’impunità per le atrocità era la regola, questo è un riconoscimento per il coraggio e la tenacia delle vittime, dei difensori dei diritti dell’uomo e dei procuratori. Chi avrebbe mai pensato che un dittatore onnipotente sostenuto dagli Stati Uniti sarebbe stato mandato un giorno in carcere per i crimini contro degli Indiani maya privi di diritti ed emarginati?”

Ecco una cosa che dovrebbe ridare coraggio a tutti coloro che lottano ai quattro angoli del pianeta per ottenere giustizia contro i potenti. Chi è questo generale Efraín Ríos Montt uscito, come molti dittatori latinoamericani, da un centro di formazione militare americano e giunto al potere nel marzo 1982 a seguito di un colpo di Stato militare discretamente appoggiato dalla CIA? Alcuni sottolineano che il Guatemala era divenuto “il laboratorio della lotta controinsurrezionale” per gli Stati Uniti. “Le sparizioni forzate, gli squadroni della morte e le campagne di terra bruciata a danno delle popolazioni indiane accusate di sostenere la guerriglia di sinistra in piena guerra fredda vengono sperimentate per la prima volta nella regione” commenta un militante dei diritti dell’uomo, che insiste sull’importanza del ruolo di Washington nella deriva violenta dei militari in carica.

Cosa importante, il generale Montt è anche un convertito evangelico, divenuto poi pastore della Iglesia del Verbo, filiale della Gospel Outreach, una Chiesa evangelica californiana vicina al telepredicatore della destra religiosa americana Pat Robertson. La Iglesia del Verbo prende parte attiva e diretta nel suo governo e Robertson “prodiga le sue raccomandazioni per condurre il Guatemala a un rinnovamento morale”, secondo un pastore del gruppo. Un certo numero di leader evangelici faranno il loro ingresso nella sfera politica.

L’appartenenza religiosa del generale Montt, conosciuto a livello internazionale come “il dittatore evangelico”, ha una grande influenza sulla sua maniera di governare, lui che afferma di essere arrivato al potere “per mano di Dio”; si tratterà di cacciare Satana dal Guatemala in nome di Gesù, al termine di una “battaglia spirituale” tra Dio e il Diavolo. “Da allora, fede religiosa e azione politica sono intimamente legate. Il governo di Ríos Montt rimette totalmente in discussione la secolarizzazione del potere” constata Sylvie Pédron nel suo libro “Le pentecôtisme au Guatemala” (CNRS, 1998).

Da quando, nel 1983, l’esercito guatemalteco ha messo fine al governo di Ríos Montt, i protestanti hanno accresciuto la loro influenza nel Paese e la loro implicazione nella vita politica continua. L’elezione di Jorge Serrano Elías, un altro convertito pentecostale, alla presidenza della Repubblica nel 1991 ne è un esempio. In seguito il Guatemala è divenuto il Paese più “protestante” dell’America latina. Oggi il continente sta vivendo una mutazione religiosa che influenza i processi politici, culturali e sociali. L’avventura Ríos Montt ne rappresenta il volto terribile; la valorizzazione dell’individuo, l’aiuto reciproco che allevia le carenze dello Stato, la gestione della malattia, la promessa della salvezza sono una risposta positiva alla ricerca di senso dell’uomo latinoamericano.

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