Ci sono cose molto più gravi. Un’ingenuità tutto sommato inoffensiva, si passa volentieri sopra comportamenti molto meno innocenti. L’essere umano ha ritenuto che, poiché il mondo era per lui, poteva disporre a suo piacimento della natura, dei vegetali e degli animali, e permettersi qualsiasi cosa nei loro confronti. Ecco il tremendo risultato: animali a cui si impongono abominevoli sofferenze; vengono manipolati e torturati; vengono nutriti con farine che li rendono folli e li avvelenano; vengono ammucchiati e fatti viaggiare in condizioni atroci. Si inquina, si contamina, si massacra senza ritegno.
Il racconto della creazione, all’inizio del libro di Genesi, racconta che Dio ha guardato, a più riprese, il mondo prima della creazione dell’essere umano, e che l’ha trovato buono. Buono in se stesso, e non buono prima di tutto o solamente per l’uomo. Dio incarica Adamo di coltivare e di curare la terra, non di sfruttarla a suo piacimento, di sciuparla senza ritegno, né di deteriorarla senza il minimo scrupolo. Le creature di Dio, anche se le utilizziamo per i nostri bisogni (come potremmo evitarlo?) hanno diritto al nostro rispetto. Dobbiamo trattarli nel miglior modo possibile, servirli e al tempo stesso servirci di loro. Dio ha creato gli animali e i vegetali per se stessi, come per noi, e ci ha creati per essi come per noi.
So bene che la confessione di fede letta durante il culto intende sottolineare l’amore di Dio, e in questo le do ragione. Rimane il fatto che sia scritta molto male. Sono andato a esporre il mio disagio all’officiante. Mi ha ascoltato gentilmente. L’ho convinta? Proprio non saprei, ma, per me, credere nella creazione significa riconoscere la dignità del mondo in se stesso, e non solamente la sua utilità per noi. Trovo che sarebbe proprio ora che noi cristiani ne prendessimo coscienza.
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