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Gesù Cristo è morto per noi?

 Nel Nuovo Testamento si trova da quindici a venti volte l’affermazione che Gesù ci ha riscattati dalla maledizione con il suo sangue, che ha dato la sua vita in riscatto per i nostri peccati. Cosa vuol dire “riscattare”? A chi questo “riscatto” è stato pagato?La tesi dei “diritti del demonio”Una risposta, molto antica, dichiara: al diavolo. Per i suoi peccati l’umanità si sarebbe data a Satana. Per liberarla, perché appartenga di nuovo a Dio, bisognerebbe versare un risarcimento al demonio.

Questa tesi cozza contro enormi obiezioni. Essa suppone che Satana sia il legittimo proprietario dell’umanità e che abbia dei legittimi diritti dei quali Dio dovrebbe tenere conto. Implica una curiosa negoziazione tra Dio e il demonio e che i rapporti tra loro sarebbero regolati dalla legislazione commerciale. Ci si può infine interrogare sull’onestà della transazione, dato che Gesù resuscita e che il demonio si vede alla fine beffato.
La tesi dell’espiazione sostitutiva Nell’XI secolo Anselmo di Canterbury propone un’altra risposta che si ispira al diritto feudale. Essa considera l’essere umano come un vassallo che deve a Dio, suo sovrano, sottomissione e rispetto. Ora, l’essere umano si comporta da cattivo vassallo. Infligge un doppio torto a Dio. Per prima cosa lo deruba e non gli rende i servigi che gli deve. Inoltre lo offende facendo di lui un signore incapace di farsi obbedire. Dio non può tollerare questa situazione. Per preservare il suo “onore” deve o punire gli umani o ricevere da loro una indennità che compenserebbe il torto subito.

Gli esseri umani devono normalmente a Dio tutte le loro buone opere. Esse non possono costituire un supplemento per compensare le loro carenze. Di più, la maestà infinita di Dio rende infinita ogni offesa diretta a lui. Gli umani, esseri finiti, non hanno i mezzi per offrire qualcosa che possa riparare il danno e l’oltraggio. La giustizia, che Dio non può trasgredire senza rinnegare se stesso, esige quindi la condanna dell’umanità.

Ma Dio non è solamente giusto, è anche misericordioso. Viene lui stesso, o, più esattamente, invia una delle persone della sua Trinità per pagare al posto degli esseri umani il debito e l’indennità che sono assolutamente incapaci di liquidare loro stessi. La morte di Gesù riscatta le loro colpe, restaura la sua gloria e manifesta la sua compassione. È dunque a Dio che viene versato il riscatto. Gesù si sostituisce agli uomini, subisce al posto loro la punizione che dovrebbe normalmente essere loro inflitta e permette loro di sfuggirvi. Offre a Dio la sua vita in quanto uomo solidale con tutta l’umanità; essendo Dio lui stesso, questa vita ha un valore infinito e compensa sia la perdita che le offese subite da Dio. Ecco “l’espiazione sostitutiva”.

Secondo Anselmo la Croce concilia la misericordia e la giustizia di Dio. Nei fatti, la sua tesi distrugge l’una e l’altra cosa. In cosa Dio dà qui prova di misericordia? Si preoccupa molto dei suoi interessi e della sua gloria. Destina suo Figlio a una morte orribile per soddisfare il suo onore. Perdona solamente dopo che si è pagato. Si è molto lontani dalla salvezza gratuita. E in quale modo il supplizio di un innocente al posto di un colpevole soddisfa la giustizia? Non è una scandalosa ingiustizia?
La generosità di Dio La teologia del Process propone un’altra comprensione della Croce.

Dio perdona e salva gratuitamente. Non pone alcuna condizione. Non esige nulla, né riscatto, né sacrificio espiatorio, né punizione sostitutiva. Tutto questo non lo interessa. Egli domanda solamente che ci si apra alla sua parola, che ci si lasci ispirare, convertire, trasformare, travolgere da essa. Dio cerca di conquistare i cuori, le volontà, cerca di convincere. Pazientemente, passo passo, agisce nell’umanità perché essa avanzi, perché si avvicini a lui, perché il mondo divenga migliore.

Con un vigore e una limpidezza che non si ritrovano da nessun’altra parte, Gesù ha fatto udire l’appello di Dio. Lo incarna in maniera unica nella sua predicazione e nel suo comportamento, nella sua persona e nella sua esistenza. Rappresenta l’intervento più importante di Dio nella storia umana.

Dio sperava che Gesù sarebbe stato ascoltato, che al suono della sua voce gli esseri umani avrebbero cambiato vita e che con lui il Regno si sarebbe instaurato nel nostro mondo. Questa aspettativa è stata delusa. Gesù ha incontrato una viva ostilità. La sua persona e il suo messaggio sono stati rifiutati. I suoi avversari hanno ottenuto il suo arresto e la sua esecuzione. Dio non ha voluto né previsto la Croce. Lungi dal rientrare nei suoi progetti, essa vi si oppone. La sera del venerdì santo egli è un vinto e non un sovrano che ha ottenuto la riparazione richiesta.

Dio non accetta questa sconfitta. Non abbandona l’umanità e il mondo alla loro sorte. Rovescia la situazione resuscitando Gesù perché la sua Parola resti viva e continui ad agire. Quando il Nuovo Testamento qualifica Gesù come vittima espiatoria, quando presenta il sangue versato come il prezzo pagato al fine di riscattarci, si tratta di immagini che si inscrivono nel contesto del primo secolo. L’immagine del prezzo pagato aveva un senso in un mondo dove il mercato degli schiavi era una realtà quotidiana e dove si comprava la libertà di un essere umano. L’immagine della vittima uccisa su un altare parlava a un’epoca in cui ovunque si sacrificava alle divinità per ottenere la loro indulgenza e il loro favore.

Il Nuovo Testamento è una raccolta di predicazioni e non un manuale di dottrina. Si esprime nella maniera che corrisponde alla vita e al pensiero di coloro a cui si rivolgeva. Lo stesso Anselmo, nell’XI secolo, propone una spiegazione della salvezza appropriata alle regole e alla mentalità feudali che vigevano allora. Si avrebbe torto a rimproverarglielo. Per contro, quando le immagini diventano dottrine, quando si trasforma in sistema teologico ciò che è parabola, allora si cade nell’assurdo e sotto il pretesto della fedeltà ai testi se ne falsa il senso.
A causa della Croce o malgrado la Croce? Secondo la tesi dell’espiazione sostitutiva, Dio ci salva perché Gesù gli offre la sua vita. Per la teologia del Process Dio ci salva malgrado la Croce, a dispetto del crimine che la Croce costituisce. La Croce non entra in una fredda logica che Dio farebbe rispettare. Essa si inserisce in un dramma, quello dell’opposizione degli esseri umani alla parola divina.

La Croce, così compresa, contraddice l’affermazione (non biblica) dell’ “onnipotenza” di Dio. Mostra che ci sono avvenimenti che si svolgono contro la sua volontà e che arriva al punto di essere messo in scacco dalle sue creature. Non assomiglia a un burattinaio che tira tutti i fili e conduce a suo piacimento personaggi e situazioni. È impegnato in un’impresa difficile, in un combattimento dove non tutto si svolge secondo i suoi piani e i suoi disegni, dove riceve colpi e ferite. Gli esseri umani hanno la capacità di dirgli “no”, di opporsi a lui, in ogni caso provvisoriamente. Non si caratterizza per un dominio totale, ma per un amore militante, che agisce, per uno sforzo doloroso, una lotta perseverante che proseguirà fino in fondo.

La Croce e la Resurrezione si trovano al cuore della fede cristiana, ma per un motivo diverso da quello indicato dalla dottrina tradizionale. Ci suscitano fiducia in Dio e ci donano la gioiosa certezza della salvezza per due ragioni:

− Se Dio non ha respinto e abbandonato gli esseri umani dopo quello che hanno fatto a Gesù, dopo il rifiuto che gli hanno opposto e il crimine che hanno commesso sul Golgota, questo mostra che nulla lo potrà distogliere da loro, che mai li lascerà cadere, né rinuncerà a occuparsene.

− Che Dio abbia superato e capovolto a Pasqua una situazione così bloccata e disperata come quella del Golgota suscita in noi la convinzione che niente arriverà a metterlo definitivamente in scacco. Troverà sempre una soluzione positiva; nessuna circostanza gli impedirà di andare fino alla meta che si è fissato. Ciò che ha fatto a Gerusalemme attorno agli anni 30 è un riferimento fondamentale per la fede.

La Croce è legata alla salvezza non perché fornisce a Dio una qualche soddisfazione, ristabilendo il suo onore o conformandosi alle regole di una giustizia formalista, ma perché testimonia di un amore che non si lascia scoraggiare e di una potenza che finisce per prevalere. Malgrado tutte le opposizioni Dio fa sorgere la vita del Regno e rende veracemente umani gli esseri brutali che siamo.

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Un commentaire

  1. Religioni = bagianate

    Religioni = bagianate

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