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Rivelazione

I due vantaggi principali del postulato della rivelazione Permette, in primo luogo, di riservarsi un ottimo posto nel concerto delle religioni. Per definizione la parola di Dio è l’autorità ultima, cosa che la rende intoccabile. Di conseguenza le altre forme di credenza e di fede diventano degli errori da combattere. Al massimo sono considerate come delle vaghe introduzioni alla vera rivelazione. Alcuni Padri della Chiesa ritenevano che le Sibille antiche rappresentassero l’aspirazione dei pagani alla rivelazione di Cristo. Conferendo alla verità un fondamento trascendente, la rivelazione le accorda un’esclusività invalicabile, con il rischio dell’assolutismo.

In secondo luogo, l’idea di rivelazione assume una concezione originale di Dio. Dio non è una nozione teorica o un’esperienza dell’infinito ma l’Essere che parla. Credere è entrare in relazione con l’Essere altro che si rivolge a me. L’”io” e il “tu” non possono esistere separatamente, sono dipendenti l’uno dall’altro. La Bibbia prende allora l’aspetto di un dialogo perpetuo tra Dio e l’uomo, che racconta volta per volta i loro dissensi, i loro confronti, le loro rotture e il loro ritrovarsi…Ma gli inconvenienti non sono da meno In seno al mondo cristiano si sono posti molto presto dei problemi insolubili. A cominciare da quello dell’interpretazione: la rivelazione di Dio è così chiara come si pretende? O quello della chiusura del canone. Esistono dei libri ispirati al di fuori della Bibbia? Quale statuto si deve accordare agli apocrifi o al vangelo di Tommaso recentemente scoperto? O ancora la querelle tra cattolici e riformati a proposito della Tradizione. È accettabile che la rivelazione sia completa per il tramite di una sola Chiesa particolare?

Al di fuori sono le incessanti piccole polemiche monoteiste che ammettono la rivelazione degli altri solo come pedana per la loro. Per un cristiano la Torah diviene un insegnamento che prepara a Cristo, cosa che gli ebrei non ammettono. Per parte loro i musulmani ritengono che le genti del Libro, ebrei e cristiani, abbiano deformato e falsificato la rivelazione primitiva, ristabilita dal Profeta nel Corano, scritto, quest’ultimo, dall’inizio alla fine sotto dettatura di Allah.

Si potrebbe ancora allargare il discorso. Se Dio ha parlato allora, perché oggi tacerebbe? Perché non potrebbe rivelarsi in forme religiose e in culture molto lontane dalla nostra?

Per uscirne, io suggerisco di prendere le cose per un altro verso. E se la Bibbia sviluppasse una rivelazione sull’uomo? Si potrebbe intendere per rivelazione questa visione dinamica dell’essere

umano nella quale posso riconoscermi, perché mi dice chi sono, come sono e chi posso diventare? Ecco ciò di cui faccio l’esperienza nella lettura e nella meditazione delle Scritture che, secondo la felice espressione di Calvino, costituiscono il nostro “chiaro specchio”.

Forse è questo che unisce i tre monoteismi. La Torah si apre sulla creazione dell’essere umano, i vangeli evocano l’intimità tra l’uomo e Dio, il Corano termina con una sura intitolata “Dell’uomo”… Queste narrazioni invitano a situarsi in un umanesimo spirituale dove l’essere umano è addossato a una trascendenza che gli fa da orizzonte. Una tale rivelazione potrebbe costituire una fonte di ispirazione non trascurabile in questi tempi di mondializzazione…

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