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Gioia cristica e gioia cosmica

Cominciamo con il sottolineare che l’essere umano è un essere storico che non può astrarre dalla cornice concreta nella quale vive, tanto strettamente la sua esistenza ne dipende. La gioia dunque è innanzitutto legata a degli avvenimenti reali. Essa è il sentimento che corrisponde a tutto ciò che apporta il benessere, la pace, la stabilità, la riconciliazione, la giustizia, la bellezza, la grazia, la festa, la vittoria, la guarigione, la riuscita etc.

Così l’uomo ricerca la sua gioia prima di tutto nel campo della realtà storica, che è il suo spazio naturale di esistenza. I divertimenti del bambino durante la ricreazione, i fiori offerti al proprio amore in primavera, la vittoria politica di Barack Obama, coronamento della lotta sociale di numerose generazioni, tutto questo risveglia spontaneamente la gioia. E tuttavia si vede chiaramente che tali occasioni di gioia rimangono sempre limitate. Devono fare i conti con altrettante occasioni storiche di afflizione, di modo che la sicurezza di una gioia duratura, inalienabile, non può essere tratta dai soli fatti dell’esistenza terrestre, senza sosta sottomessa alle incertezze e ai mutamenti repentini della storia.

Tiriamo quindi una prima conclusione: il mondo esterno offre all’uomo delle gioie che restano parziali, ma che sono assolutamente necessarie al mantenimento e allo sviluppo della sua vitalità. Sembra, d’altra parte, che questi momenti di gioia, talvolta molto intensi, siano troppo irregolari e troppo incerti per soddisfare la ricerca di felicità dell’uomo e fondare in profondità la sua esistenza. Per questa ragione l’uomo è portato a ricercare la sua gioia altrove che nei fatti esterni, sia al fondo di se stesso, sia in una dimensione spirituale indipendente dai cambiamenti della storia.L’impossibilità di raggiungere la gioia cosmicaArriviamo qui al dilemma della vita umana: una volontà innata di pacificare il mondo, un’energia costantemente rinnovata per offrire alla vita nuove soluzioni di fioritura, e dall’altro lato, la constatazione permanente delle resistenze tanto tenaci quanto multiformi all’instaurazione della felicità in terra. Così, la gioia legata alla realizzazione dell’armonia cosmica rimane sempre in attesa, il suo regno definitivo non è che una speranza, un obiettivo stimolante per la nostra condotta, ma mai una realtà.

Osservando bene, le radici di questo dilemma risalgono alla struttura del mondo, a partire dal livello più elementare della materia fisica. Non c’è vero riposo tra le particelle fisiche, ma una continua tensione di forze contrarie che si equilibrano. Così, a causa delle forze nucleari, i protoni del nucleo atomico si attirano, ma a causa della loro carica si respingono. Fin tanto che l’attrazione ha la meglio, il nucleo è stabile. Altro esempio: si dirà che un corpo è in equilibrio quando la somme delle forze che gli si applicano è nulla, questo non significa che le forze siano individualmente nulle.

A tutti i livelli, la stabilità apparente della natura suppone il gioco di forze antagoniste, di modo che non è veramente corretto parlare di armonie ma piuttosto di equilibri naturali. Dal punto di vista

biologico, la salute degli ecosistemi non dipende dalla coesistenza pacifica delle specie vegetali e animali, ma dal fatto che queste specie sono rese dipendenti le une dalle altre dalle catene alimentari e da altri cicli biologici. La concorrenza tra le specie e gli individui funziona contemporaneamente come principio regolatore e fattore d’evoluzione della vita. I giochi di preservazione degli equilibri di forze si ritrovano, poi, nei sistemi umani di potere politico ed economico.Speranze e disperazioni ecologiche Esistono oggi, a mio avviso, tre grandi tendenze dell’ecologia strettamente connesse tra loro, rispettivamente pessimista, realista e ottimista quanto all’avvenire dell’umanità in seno al cosmo. La tendenza pessimista è per la maggior parte quella dell’ecologia politica, la cui funzione è di avvertirci, attraverso scenari più o meno allarmisti, del rischio di degrado dell’ecosistema terrestre legato all’attività umana. La gioia cosmica appare qui in tutta la sua fragilità; questa corrente ci incita all’azione responsabile. La tendenza realista è rappresentata dall’ecologia scientifica, che tenta di descrivere le interazioni nella comunità degli esseri viventi per mezzo di modelli che permettano di stabilire delle previsioni. Ecologia politica e scientifica sono così strettamente legate, con la prima che fa appello alla seconda per stabilire i suoi pronostici. La tendenza ottimista, infine, è quella dell’ecologia esoterica, che intravede una speranza di pace cosmica all’interno stesso della natura. Quest’ultima tendenza impregna fortemente le altre due agendo sulle loro mentalità: secondo questa religiosità universale la natura non rappresenta più solamente il nostro ambiente vitale, ma un modello di vita, uno spazio di comunione spirituale.L’invenzione della gioia cristica: una soluzione al dilemma dell’esistenzaAl tempo di Cristo la dominazione romana e la corruzione politica infliggevano al popolo ebraico pesanti tributi e i teologi avevano preso coscienza che nessuna pace definitiva può essere stabilita in questo mondo. Erano quindi giunti alla conclusione che solo una rivoluzione cosmica, iniziativa di Dio solo, poteva mettere fine all’oppressione e stabilire il regno di Dio sulla terra. Questa maniera di pensare la teologia aveva l’inconveniente di separare completamente la speranza dalla realtà. La gioia apparteneva solo al futuro perché il presente rimaneva il tempo dell’angoscia e dell’attesa. In queste condizioni la vita sulla terra non aveva molto senso, e il messaggio apocalittico non faceva che rendere la situazione più drammatica.

L’annuncio della gioia cristica è venuto a rimediare a questo stato di fatto offrendo per la prima volta la possibilità di vivere la gioia del Regno di Dio nel cuore del mondo, all’interno stesso degli scompigli che disturbano permanentemente la realtà umana. La particolarità di questa soluzione consiste nell’offrire una gioia di origine divina, e quindi libera dai vincoli del cosmo, senza per questo rendere l’essere umano meno solidale con l’avvenire del pianeta e dell’umanità. La gioia cristica attinge quindi a un’altra sorgente rispetto all’ecologia esoterica, per la quale la gioia dipende più dalla possibilità di realizzare l’armonia naturale. Tuttavia, sul piano pratico, la gioia cristica sbocca in un atteggiamento simile a quello dell’ecologia, perché postula che l’amore ricevuto da Dio implica l’amore per le creature e per la creazione.

Quello che importa è che la fonte della gioia sia in Dio, infinitamente al di là delle incertezze legate alle fluttuazioni cosmiche, nel “santo dei santi“ come dice la Scrittura, senza assolutamente negare il radicamento storico dell’uomo, che è un essere reale dotato di responsabilità concrete. In altre parole, la gioia cristica anticipa la penetrazione della gioia divina nel processo dell’evoluzione cosmica, senza per questo modificare la struttura psico-biologica imperfetta e conflittuale del mondo. Permettendo in questo modo la simultaneità della gioia e della sofferenza la gioia cristica realizza il paradosso più alto della storia della teologia: il credente, ancora impietrito nei tumulti e nelle contrarietà della sua esistenza, intende nondimeno far sgorgare dal più profondo della sua interiorità un’acclamazione di vittoria, eco di una pienezza e di una pace impossibili a prodursi nelle

condizioni attuali senza il soccorso divino.

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