C’è nella Bibbia un testo che sostiene la lotta di classe? Forse l’epistola di Giacomo, troppo poco letta. Ma se questo testo ha fatto da riferimento al nonviolento radicale Pietro Valdo, è perché vi troviamo ben più che un appello all’appropriazione dei beni dei ricchi.
Di Stéphane Lavignotte
Traduzione di Giacomo Tessaro
A voi ora, o ricchi! Piangete e urlate per le calamità che stanno per venirvi addosso! Le vostre ricchezze sono marcite e le vostre vesti sono tarlate. Com’ero contento di essere capitato sull’incipit di questo testo di Giacomo! Finalmente il testo rivoluzionario del Nuovo Testamento che mi permetteva di levare il pugno invece di baciare l’anello. Lì c’era tutto, lotta di classe compresa. Da una parte i ricchi, dall’altra i fratelli, i compagni, i contadini, i piccoli commercianti, i piccoli artigiani senza patrimonio, poco protetti dalla legge romana che favorisce i potenti e i ricchi. Derubiamoli del loro oro! Occupiamo le loro ville! Tuttavia, la fine del testo mi gela: perché lo stesso Giacomo mi dice di essere “paziente”? Un rivoluzionario paziente è una contraddizione in termini. Allora rileggo il testo e mi chiedo se ho sbagliato qualcosa.
Le ricchezze dei ricchi “divorano le loro carni come un fuoco”. Terribile! Le fanno arrugginire,le rodono, le minano dall’interno. Fanno marcire la loro vita – nel senso letterale del termine – e li trasforma in persone ingiuste che desiderano sempre più denaro, e per questo commettono sempre più iniquità… che li rodono sempre di più. La sorte dei ricchi è quindi poco invidiabile? Ma attenzione, il testo non invita a compatirli, né a temerli, né a offrire la guancia sinistra come nei vangeli, né a curvare la schiena e a restare al proprio posto, come in Paolo. Al contrario, le frasi sono distribuite come schiaffi che servono a scuoterli: siete davvero così felici, voi che perdete la vostra vita per guadagnare denaro?
Io, che non sono ricco, non ne sono meno interpellato di loro. Sono invitato a non invidiare non solo la loro sorte, ma le loro stesse ricchezze. Sono il loro oro e il loro argento a comunicare loro questa ruggine che li rode. La ricchezza materiale, ecco il loro malessere esistenziale. “Il denaro non fa la felicità, fa forse l’infelicità?” come canta il rapper MC Solaar. Più che a detestare i ricchi, il testo mi invita a rivedere cosa considero ricchezza. Non mi invita a fare una rivoluzione che veda i poveri appropriarsi delle ricchezze materiali dei ricchi, ma a riconsiderare cos’è la ricchezza. Questo è veramente sovversivo: i ricchi non sono più ricchi se la loro ricchezza non ha più valore. Su cosa fonderanno allora il loro dominio?
È questo lavoro di scalzamento che ispirò Pietro Valdo e la sua Fratellanza dei poveri, nel XII secolo nella regione di Lione, della quale questo passo del Nuovo Testamento era il testo fondativo. La Chiesa dell’epoca vide come tutto questo fosse sovversivo, e li perseguitò. Si rifugiarono in Italia: i protestanti Valdesi costituiscono al giorno d’oggi i loro discendenti. Valdo e i suoi fedeli non tentarono una rivoluzione armata: si contentarono di donare le loro ricchezze e di andare a predicare la povertà. Sobrietà o semplicità volontaria, come diremmo oggi? Sì, come le comunità alle quali si rivolge Giacomo: una dissidenza del quotidiano, in sordina. Un cestino di prodotti biologici qui, una cooperativa operaia lì, una zona protetta al Testet o a Notre-Dame-des-Landes, dove non solo si può impedire un progetto distruttore della natura ma si possono inventare altri modi di vivere che possono fare a meno dell’auto e del cellulare. Questo ci rende liberi, prima di tutto dalla corsa allo stile di vita dei ricchi, che sempre hanno, prima di tutti gli altri, i modelli ultimo grido, i più cari.
Pour faire un don, suivez ce lien
Évangile et Liberté Penser, critiquer et croire en toute liberté