Quando dico « Chiesa » penso prima di tutto all’insieme degli esseri vivent iche sono « chiamati fuori » (tale è il significato di ek-kaleo in greco) del regno della violenza e dell’assurdo affin di diventare figli della vita. La vera Chiesa non riconosce le frontiere che costruiamo tra gli individui, le culture, i territori, le condizioni sociali. La vera Chiesa supera le nostre divisioni, i nostri modi di percepire le identità, e riunisce in una stessa famiglia coloro che la Genesi chiama i figli di Adamo. Riunisce le differenze e le coniuga slle similitudini: ci unisce tutti e ci spinge al di là di noi stessi, delle nostre idee personali, dei nostri stessi sogni, in uno spirito di pace. La si chiami corpo mistico del Cristo o Chiesa invisibile, essa è ka mia vera patria: in essa nasce la mia umanità.
Quando dico « Chiesa » penso anche all’istituzione fatta dalla mani d’Uomo. Sempre imperfetta, talora deludente, si sforza però di incarnare meglio che può la vera Chiesa. È la Chiesa reale, quella che tenta ci concretizzare le promesse dell’Eterno, che è per ciascuno un possibile luogo di rivelazione e di apprendimento del Vangelo. Nella sua realtà mi mette di fronte all’alterità finche resta fedele alla sua vocazione, alla sua chiamata che viene dal di fuori. Spesso muore e risuscita sotto altre forme, seguendo quello che Pasqua ci insegna. Questa Chiesa mi è indispensabile perchè, senza di essa, la Parola non sarebbe che vana fraseologia. Questa Chiesa mi è indispensabile perchè mi offre quelle persone che stimolano la mia esistenza, la sottopongono a questioni, la accompagnano, l’impediscono di annegare nella banalità.
Quando dico « Chiesa », penso a quei due aspetti ripresi nella formula del teologo Dietrich Bonhoeffer (1906-1945) che faccio mia: « la Chiesa è veramente se stessa soltanto quando è Ciesa per gli altre ».
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