È per onestà intellettuale che il credente dirà di sì a un certo razionalismo con le sue esigenze di ordine scientifico. Ora, la verità cristiana ha troppo spesso aggirato la verità scientifica e storica; ogni volta che quest’ultima la contraddiceva “essa l’ha interpretata a suo piacimento e, coscientemente o meno, mascherata, distorta, negata” (A. Schweitzer, La mia vita e il mio pensiero). Si tratta, per esempio, di praticare, in maniera esigente e rigorosa, una lettura storica e critica non solamente della Bibbia, ma anche delle dottrine e dei dogmi. Lo si farà interpellando e mettendo alla prova la loro espressione, ma anche il loro contenuto.
Detto questo, la ragione conosce i propri limiti e sa che una parte immensa della realtà le sfugge. È allora la ragione che postulerà il proprio superamento. C’è un momento in cui il pensiero stesso include il senso del mistero. È questo senso del mistero che chiamo qui misticismo. Si scopre così che il razionale non è contro l’irrazionale, poiché lo suppone, vi conduce, lo chiama, perfino. Un progresso nella via del superamento del razionale. Non è questione di negare la ragione in nome della fede, o la fede in nome della ragione. Il misticismo non è contrario al razionalismo; ne proviene, ci passa attraverso. È realismo da parte del nostro pensiero la necessaria presa in considerazione dell’irrazionale. Il misticismo non è una capitolazione del razionalismo, ma il suo compimento.
Pour faire un don, suivez ce lien