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Rischiare di leggere la Bibbia

Ma che sia attraverso le opere o attraverso la cultura, il rischio è di accontentarsi dell’interpretazione degli altri, di un discorso sulla Bibbia, evitando di misurarsi con il testo e di arrischiarsi a leggerlo. Nel protestantesimo, leggere la Bibbia sembra scontato, ma noi constatiamo una sensibile disaffezione verso la pratica delle lettura, personale o in gruppo. Possiamo anche interrogarci: si deve ancora leggere la Bibbia, e perché?

Rinnovare la lettura della Bibbia

La domanda può sembrare piuttosto impertinente; tuttavia, non è perché il “ sola Scriptura “, “ la Bibbia solamente “, è un principio che ci sembra intangibile, che non si possa legittimamente affrontarlo. La posta in gioco nella risposta può essere salutare, poiché, se la Bibbia resta un bestseller mondiale ( detronizzata, sembra, dal primo posto, da qualche tempo, dal catalogo Ikea ! ), e se Boileau affermava che “ Ogni protestante è stato papa, Bibbia alla mano “, oggi constatiamo che proprio i protestanti ( e forse soprattutto loro ) hanno troppo poco la Bibbia in mano, e non hanno più familiarità con i testi e i racconti biblici. Quando ci mettiamo d’accordo per dire che la Bibbia appartiene al patrimonio culturale dell’umanità, non dimentichiamo che “ patrimonio “ significa etimologicamente: l’insieme dei beni ereditati dal padre; questa trasmissione oggi non avviene più, e la lettura della Bibbia è molto spesso trascurata.

Possiamo, certo, dispiacerci, ma possiamo anche vedere in ciò una sfida, quasi un’opportunità per una lettura rinnovata, per scoprire che la Bibbia è più di un patrimonio. Poiché, questa disaffezione non è il risultato, tra gli altri, di una comprensione troppo rigorosa, perfino erronea, del principio del “ sola Scriptura “? di secoli di lettura imposta, risultato di un obbligo “ dottrinale “? di un’idolatria della Bibbia che ci priva della distanza necessaria, e che, del resto, è in una situazione strana rispetto ad altri principi del protestantesimo, soprattutto “ A Dio solo la gloria ! “ . Perché non è la Bibbia a dover essere adorata. Affermare “ la Bibbia solamente “ non significa che essa è direttamente equivalente alla Parola di Dio. Può apparire brutale, ma la Bibbia è un libro, un grosso libraccio che prende polvere come altri fino a che resta fermo, dimenticato su uno scaffale. Il testo biblico diventa Parola di Dio solo a condizione di venire letto, meditato, condiviso, predicato.La Bibbia apre un cammino di interpretazione

Il protestantesimo non si è certamente ingannato nel dare un posto rilevante alla predicazione, come anche all’interpretazione. Uno dei momenti importanti del culto è la preghiera prima della lettura della Bibbia, che domanda allo Spirito che questo testo letto e compreso diventi Parola di Vita. È sotto l’azione del Soffio che avviene l’incontro, come lo esprime Zwingli: “ Lo Spirito che parla nella Bibbia e lo Spirito che parla nella nostra anima si confermano a vicenda .“ La Bibbia non è un testo dettato da Dio, è un testo umano, un libro scritto da degli umani ispirati dal Soffio: “ È perché trasportati dallo Spirito Santo che degli umani hanno parlato in nome di Dio. “ ( 1 Pietro

20 ); questi autori non erano infallibili, d’altronde “ non esiste nella storia della Chiesa una dottrina dell’infallibilità degli scrittori biblici ( Élisabeth Parmentier, La Scrittura viva ). Dunque la Bibbia non è Parola di Dio in quanto testo. Lo diventa attraverso l’incontro tra uno scritto e un lettore o un uditore. Lo diventa entrando in risonanza con le nostre vite, e quando ci permette l’incontro con il Cristo, verbo incarnato di Dio, come ce lo presenta il Prologo del vangelo di Giovanni: “ Al principio era il Verbo […] il Verbo si è fatto carne, e ha posto la sua dimora in mezzo a noi “ ( Gv 1,14 ). Il Verbo si è fatto carne, si è fatto umano e presente in mezzo a noi nella persona di Gesù Cristo. È Gesù Cristo che è Parola di Dio, e non un testo.

Il protestantesimo, rimettendo la lettura della Bibbia al centro, permetterà alla parola di confrontarsi con il libro. In questo confronto bisognerà molto spesso arrendersi, poiché questa lettura non ci permette probabilmente di trovare delle risposte dirette alle nostre interrogazioni; la Bibbia non è né un libro di storia né un manuale di sapervivere, e la sua lettura eluderà le nostre domande, ci condurrà altrove. Ci aprirà un cammino di interpretazione. Chiunque abbia familiarità con la Bibbia sa che essa è attraversata da discussioni, che gli avvenimenti sono continuamente riletti, reinterpretati, e che ci invita a inserirci in questo movimento. È un incitamento al dialogo, poiché non c’è nessuna Bibbia al di fuori degli spazi dell’ interpretazione.

Un testo impegnato…

Credo profondamente che la Bibbia educhi l’umanità. Essa ci propone, sotto forma di messa in scena di episodi, una messa in scena della nostra condizione umana, con lucidità. E proprio come le parole pronunciate da Gesù, la Bibbia non ha nulla di un libro sereno, inoffensivo. La sua essenza è di essere una parola fatta per disturbare, per far tremare i pensieri già stabiliti, per mettere a soqquadro le certezze. È un testo impegnato, che ci invita a impegnarci. Essa è sempre stata percepita come un libro pericoloso. Già nel libro di Geremia, il re Ioachim fa a pezzi e brucia il rotolo del profeta ( Geremia 36,23 ). Molti anni più tardi, le nostre ave dovevano nascondere la Bibbia nel loro chignon, perché la sua lettura si faceva a pericolo della vita. I potenti non si ingannano mai su questo: la Bibbia li minaccia, perché questo testo ha sempre fatto udire altra voce che la loro, la voce degli oppressi. Ha sempre presentato il punto di vista dei piccoli, ciò che esprime il carattere singolare di questo libro, che è certamente il solo racconto di questa ampiezza a darci una versione della storia che è quella dei vinti. La croce ne è l’ultima espressione.

…che ci invita a leggere

Per quanto mi riguarda, è nel testo medesimo che trovo l’invito a leggere, in maniera particolare alla fine del vangelo di Marco. Quando le donne arrivano al sepolcro, il corpo di colui che amano non c’è più, solo un giovane vestito di bianco, che dice loro: “ Non vi spaventate, voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso, è risorto, non è qui…Ma andate a dire ai suoi discepoli e a Pietro, che vi precede in Galilea: là voi lo vedrete, come vi ha detto. “ ( Mc 16,6-7 )

Andare in Galilea, ovvero ritornare ai luoghi dell’inizio del ministero di Gesù, poiché egli è la vita. È anche, per noi lettori, un invito a ritornare a questo principio, a leggere e rileggere i vangeli e più in generale l’insieme della Bibbia nella quale si inseriscono. Un invito ad andare all’incontro di Gesù nella nostra Galilea, nelle nostre vite, e a voltare definitivamente le spalle a tutte le nostre

tombe. È urgente leggere !

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