Giovanni Battista in prigione domanda a Gesù se era proprio colui che doveva venire. Gesù gli risponde indicando il suo intero ministero come una lotta per la vita: egli guarisce, reintegra, mette in movimento, dà e restituisce la vita perfino attraverso la morte. Tale è il segno e l’attestazione del regno di Dio tra di noi. Questa verità risuona da un capo all’altro dei vangeli. Mi ricordo quel culto organizzato con qualche studente di teologia nel corso del quale, al momento della confessione di fede, ciascuno di essi fu invitato a dire chi era Gesù per lui. Uno studente dichiarò magnificamente: “Gesù? Un grande sì alla vita.”
Il Natale ci dice che ovunque la morte agiti la sua minaccia, che si tratti di una morte religiosa, morale o fisica, noi siamo chiamati con Gesù a far trionfare la vita. Comprendere il senso e il prezzo della vita, diceva Albert Schweitzer, significa entrare misteriosamente in comunione con Dio, e precisava: “La vita non è Dio, ma il rispetto della vita nell’amore è un’azione divina.” Natale, preso come un inno alla vita, ci esorta ad un cristianesimo spirituale, sociale ed ecologico, al fine di preservare ogni vita e tutta la vita.
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