Di Louis Pernot
pastore della Chiesa protestante unita di Francia a Parigi e insegna all’Istituto Protestante di Teologia nella medesima città.
Traduzione di Giacomo Tessaro
Una volta superata la fase della fede infantile in un Dio che crea il mondo in sette giorni e quella, un poco più evoluta, in un Dio che sta di fronte al mondo come un artigiano sta di fronte alla sua opera, il concetto di un Dio creatore non è facile da concepire.
A prima vista si può avere l’impressione di un bivio: o si crede in un Dio che può agire direttamente sul mondo e che può fare ogni sorta di miracolo più o meno inverosimile, o si crede in un Dio confinato nella sfera spirituale, privo della possibilità di agire direttamente sulla materia: è la posizione di chi vuole separare scienza e fede e pretende che siano due campi del tutto distinti.
Ma non dobbiamo per forza scegliere tra un Dio onnipotente e un Dio del tutto assente dal mondo materiale: si può per esempio dire che l’Universo diventa sempre più complesso. Molti scienziati affermano che, oltre a essere soggetto alle leggi fisiche, l’Universo possiede la tendenza alla complessificazione, fenomeno che può essere chiamato “Dio”.
Sappiamo che le leggi fisiche non sono deterministe: in ogni evento fisico c’è una parte di indeterminazione. Normalmente, tali indeterminazioni dovrebbero risolversi casualmente, una volta in un senso, una volta in un altro, ma si è osservato che, nel lungo periodo, le indeterminazioni fisiche si risolvono in un direzione abbastanza costante, che conduce l’Universo alla nascita della vita, dell’intelligenza e della coscienza riflessiva.
L’Universo è come soggetto a una sorta di dinamismo creatore che lo spinge senza sosta a un maggiore essere, nel rispetto assoluto di tutte le leggi fisiche. È così che può essere pensato il Dio creatore. Se la sua azione è lentissima per il mondo materiale, tale potenza creatrice può avere un effetto considerevole su ciascuno di noi, che la può avvertire attraverso l’intelligenza e la sensibilità (è il sentimento religioso) e lasciarsi trasformare da essa, grazie al fatto che noi esseri umani siamo uno dei sistemi meno determinati dell’Universo materiale.
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