Di André Gounelle
Traduzione di Giacomo Tessaro
Tratto dal Blog della redazione, 27 maggio 2015
Lei è pro o contro l’omosessualità? Mi è difficile rispondere in maniera semplice a questa domanda. A titolo personale, non sono molto favorevole: non capisco l’omosessualità, mi turba, il che non mi impedisce di avere amici omosessuali, di stimarli e rispettarli. In quanto cittadino, la legalizzazione delle coppie omosessuali non mi disturba. La sessualità delle persone è affare loro, non dello Stato. In questo campo il suo ruolo si limita a sanzionare stupri, violenze e brutalità e a vegliare perché nessuno ne venga leso. In quest’ottica si pone evidentemente la questione dei bambini: essere cresciuti da una coppia omosessuale è un danno per loro? Io non so nulla in proposito, ma trovo normale preoccuparsene. A livello di Chiesa, la questione è diversa. Si impone un’evidenza: esistono delle coppie omosessuali e lo Stato le riconosce. Come accoglierle, come accompagnarle quando si rivolgono alla Chiesa (cosa che accade raramente)? Che fare? Essa non ha il compito di giudicarle, di dare loro ragione o torto, ma di aiutarle a porsi sotto lo sguardo di Dio, di benedirle (pregare Dio perché benedica la coppia), senza condannare né approvare. È quello che ha preconizzato il Sinodo di Sète [della Chiesa Protestante Unita di Francia n.d.t.]. L’atteggiamento ecclesiale e pastorale da adottare si situa a un altro livello rispetto alle posizioni personali, frutto dell’istinto o della riflessione, e adotta una logica che non è né politica né giuridica. Non dobbiamo né confondere né mischiare tutto.
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