Di Bernard Reymond
Traduzione di Giacomo Tessaro
I risultati dei sondaggi d’opinione lasciano sovente perplessi, soprattutto se la forbice tra opposte opzioni è minima. Quando invece lo scarto è elevato, il sondaggio mette in evidenza una forte tendenza.
Un sondaggio effettuato in tutta la Svizzera e intitolato “Point de Suisse”, i cui risultati sono stati pubblicati lo scorso agosto ( www.pointdesuisse.ch/resultat ), ha posto la seguente domanda: “Tra i seguenti mestieri, quali non eserciterebbe in nessun caso?”. Su nove mestieri, tra i quali “venditore telefonico”, “agente di borsa”, “lavoratore edile”, “netturbino”, “inserviente geriatrico”, “poliziotto” e “artista”, “pastore o parroco” viene primo con il 73%, mentre insegnante è ultimo con il 29%.
Centocinquant’anni fa i risultati sarebbero stati certamente invertiti. Nel campo protestante il pastore era un mestiere ricercato, sia nei cantoni dotati di Chiesa nazionale, i cui costi erano sostenuti dallo Stato, che negli ambienti delle Chiese libere, deliberatamente separate dallo Stato e prive del suo sostegno. Questo per dire quanto, in Svizzera, la presa delle Chiese sulla popolazione si sia modificata, come del resto si rendono conto i fedeli che frequentano il culto: le assemblee della domenica sono al lumicino e l’età media dei membri non fa che aumentare. Il discredito di cui patisce l’immagine sociale del pastore o del prete è dovuta forse anche a un altro fattore: dato che sono divenuti meno visibili, spesso non si sa bene cosa facciano pastori e preti e ci si chiede come situarli nel paesaggio sociale.
Cosa accadrebbe se un sondaggio simile fosse effettuato in Francia o in altri paesi europei? Difficile dirlo! Ogni applicazione dei risultati elvetici ad altri contesti deve essere fatta con cautela. Il sondaggio svizzero però non può fare a meno di porci una buona domanda: a cosa serve un pastore? A niente? La domanda non è vana: l’apparente inutilità dei pastori è in grado di mettere in funzione la nostra riflessione e a farci meglio comprendere di cosa, in fondo, si tratta.
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