Agnès Adeline-Schaeffer
traduzione di Giacomo Tessaro
Rivolta contro gli altri o contro se stessi, la violenza è il segno di un conflitto che evoca l’idea di distruzione, con l’uso deliberato della forza fisica o della potenza delle armi. Essa implica altri comportamenti negativi come la brutalità, il furore, la collera, l’aggressività… nei gesti o nelle parole. La violenza può anche essere provocata da catastrofi naturali. Quale che sia la sua origine, la violenza inquieta, perché può portare alla morte o causare dei traumi che compromettono l’equilibrio e il benessere. La violenza fisica, infatti, ha delle conseguenze morali e psicologiche sulla persona che la subisce, ma esistono anche le violenze psicologiche e morali, che derivano da parole, d gesti e atteggiamenti, senza violenza fisica. Anch’esse provocano dei danni, spesso più profondi perché più insidiosi.
Ma bisogna anche riconoscere il senso positivo della violenza, come forza vitale originaria. La parola “violenza” viene da una radice indoeuropea che designa la vita, “bios-biazomai”, che ha originato le parole latine “violentia” e “vis”, che evocano al tempo stesso la forza del vento, l’ardore del sole, il rigore dell’inverno, la foga del carattere e il vigore della vita. Quella violenza permette di superare molte prove, di uscire dalle impasse e di ritrovare l’equilibrio vitale.
La Bibbia parla della violenza in modo realistico, come una delle caratteristiche inevitabili dell’umanità: essa però annuncia anche un mondo senza violenza (Apocalisse 21:4) come ideale del mondo compiuto inaugurato da Cristo.
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