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Dove abita Dio?

Henri Persoz

 

traduzione Giacomo Tessaro

 

 

Porsi il problema di dove abita Dio significa già concepire Dio come un essere che, analogamente alle semplici creature, ha bisogno di stare da qualche parte per essere a casa sua; significa pensare che abiti uno spazio preciso dove possiamo avere delle possibilità di incontrarlo; significa pensare che è un essere come noi, solamente al di sopra di noi, più potente, più saggio e più giusto. Così, abbiamo delle difficoltà a disfarci dell’idea che Dio sia una persona, e quindi localizzabile. “Mostrami come abiti e ti dirò chi sei” dice il proverbio. Le curiosità sulla residenza di Dio sono un tentativo di penetrare nel mistero stesso di Dio: com’è Dio? Come vive, e con chi? Quanto spazio occupa? Da dove dirige il mondo? Di quali mezzi d’azione dispone? Cosa vede di noi?

 

Dio abita il cielo

 

Per gli Ebrei dell’Antico Testamento, ma anche secondo i vangeli, Dio abita il cielo, come dice la famosa preghiera “Padre nostro che sei nei cieli”. È dal cielo che vengono la luce e il calore, il cielo è quel mistero che non possiamo comprendere, che è più grande di noi e ci domina completamente. È impenetrabile e inesplicabile, soprattutto per gli antichi. Lontano da noi nella sua immensità, ma vicino a noi perché discende sulla terra, la modella e la ingloba. È quello che ci dice la Bibbia, per esempio in Isaia 66, che proclama che il cielo è il trono di Dio, che dal cielo però guarda colui che è umile e ha lo spirito afflitto. Non c’è da stupirsi che Dio abbia fatto del cielo la sua dimora: egli si nasconde in ciò che è inaccessibile e inconoscibile, si nasconde in quel cielo che scende fino a toccare gli uomini in pena.

 

Dio abita il santuario

 

Così, il popolo d’Israele ha voluto rinchiudere Dio in luoghi più accessibili. Le istituzioni religiose hanno sempre avuto la tentazione di rinchiuderlo tra quattro mura per poter dire che abita a casa loro, che per questo motivo sono divinamente ispirate e che bisogna quindi sottomettersi alla loro verità. Rinchiuso nei tabernacoli delle sinagoghe e delle chiese, Dio non può che lasciar fare e piegarsi a ciò che ci si aspetta da lui.

 

Dio abita l’uomo

 

Per fortuna Paolo, colui che ha fatto uscire da Gerusalemme il cristianesimo nascente, ha un’altra visione della dimora di Dio e nella sua prima lettera ai Corinzi esclama: “Non sapete che voi siete il Tempio di Dio?”. Paolo capovolge la comprensione di Dio: non è più l’uomo che va nella casa di Dio, ma è Dio che va nella casa dell’uomo. Ormai siete voi la dimora di Dio, voi gli date asilo, lo proteggete, gli permettete di vivere, di esprimersi e di agire. Voi siete abitati da Dio. Ritroviamo la medesima umanità di Dio in questa frase dell’evangelista Giovanni (14:23): “Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il Padre mio l’amerà, e noi verremo da lui e dimoreremo presso di lui”. Toccante questo Dio del vangelo di Giovanni, che viene ad abitare presso gli uomini a condividere la loro vita quotidiana. Non ci domina dall’alto dei cieli ma abita con noi, se vogliamo vivere delle parole di Gesù. Una convivenza, in un certo senso, che permette di vedere assieme, ogni mattina, come si può organizzare la giornata secondo le sue parole.

 

In occasione del centenario del titolo del nostro mensile (il 27 gennaio 2013) il rabbino Pauline Bèbe citò una interessante frase del filosofo israeliano Martin Buber (1878-1965), vicina a quella di Giovanni: “Dio abita lì dove lo facciamo entrare”. Per il filosofo, spetta a ciascuno di noi preparare un alloggio per Dio. Il posto di Dio sarà quello che gli faremo noi. Dio non si impone dall’esterno come qualcosa di evidente, come una forza trascendente o come il frutto di una rivelazione, non vuole estendere la sua influenza sul mondo; Dio si insedia perché gli uomini sono venuti a cercarlo, perché hanno avuto bisogno di lui. Dio è una risposta a un invito, un appello. Sono gli uomini che fanno entrare Dio nella città.

 

Una curiosa idea di sant’Agostino: Dio è nella memoria (Le confessioni, libro decimo, capitoli 24 e 25)

 

Ecco quanto ho spaziato nella mia memoria alla tua ricerca, Signore; e fuori di questa non ti ho trovato. […] Dove ho trovato la verità, là ho trovato il mio Dio, la Verità persona; e non ho dimenticato la Verità dal giorno in cui la conobbi. Perciò dal giorno in cui ti conobbi, dimori nella mia memoria, e là ti trovo ogni volta che ti ricordo e mi delizio di te. È questa la mia santa delizia, dono della tua misericordia, che ebbe riguardo per la mia povertà. Ma dove dimori nella mia memoria, Signore, dove vi dimori? Quale stanza ti sei fabbricato, quale santuario ti sei edificato? Hai concesso alla mia memoria l’onore di dimorarvi, ma in quale parte vi dimori? A ciò sto pensando. […] Passai alle zone ove ho depositato i sentimenti del mio spirito, ma neppure lì ti trovai. Entrai nella sede che il mio spirito stesso possiede nella mia memoria, perché lo spirito ricorda anche se medesimo, ma neppure là tu non eri, poiché, come non sei immagine corporea né sentimento di spirito vivo, quale gioia, tristezza, desiderio, timore, ricordo, oblio e ogni altro, così non sei neppure lo spirito stesso, essendo il Signore e Dio dello spirito, e mutandosi tutte queste cose, mentre tu rimani immutabile al di sopra di tutte le cose. E ti sei degnato di abitare nella mia memoria dal giorno in cui ti conobbi! Perché cercare in quale luogo vi abiti? come se colà vi fossero luoghi. Vi abiti certamente, poiché io ti ricordo dal giorno in cui ti conobbi, e ti trovo nella memoria ogni volta che mi ricordo di te.

 

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À propos Gilles

a été pasteur à Amsterdam et en Région parisienne. Il s’est toujours intéressé à la présence de l’Évangile aux marges de l’Église. Il anime depuis 17 ans le site Internet Protestants dans la ville.

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