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Quando si è in Paradiso, è possibile uscirne?

 se lei ha il sospetto che lì non si faccia nient’altro che cantare inni in latino in compagnia di noiosi santi dal linguaggio zuccheroso;

se lei ha il sospetto che l’unica distrazione sia di affacciarsi al balcone per contemplare l’inferno con le sue fiamme, con il diavolo e i suoi demoni che tormentano giorno e notte i miserabili dannati (magari dei suoi amici e famigliari), dannati perché non hanno accettato di credere a verità improbabili a base di cose soprannaturali che li hanno sempre disgustati e poi rinchiusi, come lei, per l’eternità;

se secondo lei tale eternità è davvero perpetua, senza speranza di cambiamento perché il Dio di lassù è sprovvisto di ogni sentimento umano e non cambia mai una virgola delle sue decisioni mostruose;

se lei pensa che di conseguenza assisterà all’esplosione del Sole e della Terra tra quattro miliardi di anni e del resto del cosmo tra migliaia di miliardi di anni, e al momento in cui un altro cosmo nascerà (senza dubbio da un altro big bang) e che tutto questo è effettivamente, diabolicamente lungo se pensiamo che perfino il minuto presente è lungo da far passare;

allora sì che capisco che lei abbia l’idea di fuggire da tale luogo detestabile.

Ma il ritorno alla Sorgente della Vita, il fondersi nel fondamentale Dinamismo creatore, la partecipazione alla creatività cosmica nella gioia e nell’entusiasmo del nuovo che sempre di nuovo sorge; questa è tutt’altra cosa!

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