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Quelle parole che non sono amate : Religione

 SÌ, PERÒ senza questi testi le religioni sprofondano nelle affermazioni fantasiose uscite dall’immaginazione di autoproclamati predicatori. I testi sono da interpretare, non da sopprimere.

La religione si insinua in istituzioni inadeguate che si permettono di emanare delle fatwa, dei motu proprio o dei giudizi morali fondamentalisti e affligge i credenti con gravi nevrosi.

SÌ, PERÒ le istituzioni religiose non devono costringere all’obbedienza; esse sono l’abbigliamento della fede. Bisogna riformarle, certo, non farne a meno. Senza una struttura adatta la fede lascia il credente nudo, solo e senza difese.

La religione veicola riti e liturgie che inebetiscono i credenti: “Inebetitevi” proponeva Pascal per arrivare alla fede!

SÌ, PERÒ l’uomo ha bisogno di riti che manifestino la sua fede, di preghiere che la esprimano e di una spiritualità corretta vissuta da solo o in compagnia.

La religione costringe all’affermazione di dogmi divenuti insostenibili ma definiti intangibili, sotto pena di venire esclusi.

SÌ, PERÒ questo significa fissare le verità della fede ad un passato obsoleto mentre sono piuttosto da riformulare secondo l’evoluzione del pensiero universale per assicurare la loro credibilità.

Per quanto mi riguarda voglio restare lucido a proposito della religione, perché la so fallibile. La religione si può pervertire in atteggiamenti nevrotici se non mortali. In nome della religione, l’uomo ha commesso i più orribili massacri e giustificato guerre e le dittature più oppressive. La religione è assolutamente opera umana e presta il fianco a ogni sorta di perversioni. Tuttavia amo la religione: essa è espressione di innegabile bellezza e feconda di senso per la fede. Da qui deriva la forza e la ricchezza del dialogo tra le religioni. Se il vento soffia dove vuole, la stessa cosa avviene allo Spirito Santo: anch’esso soffia dove vuole, attraverso ogni religione correttamente vissuta. In ogni momento ogni religione è chiamata alla conversione permanente. Così riconosceremo l’albero dai suoi frutti.

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