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È Gesù Dio ?

L’altro e l’intimo S’incontrano nel Nuovo Testamento due serie di affermazioni. La prima suppone una stretta vicinanza e una unione tra Dio e Gesù, la seconda una distanza e una differenza. Da una parte Gesù dice: « Io e il Padre siamo uno » (Giov 10,30), « chi mi ha visto ha visto il Padre » (Giov 14,9), « il Padre è in me » (Giov 10,38). Dall’altra dichiara: « Colui che crede in me crede non in me, ma in colui che mi ha mandato » (Giov 12.44), « Il Padre è più grande di me » (Giov 14,28), « perchè mi chiami buono? Nessuno è buono se non Dio solo » (Mc 10,18).

Gesù parla di Dio come di un essere distinto da lui, che si situa al di sopra di lui, che lo ha mandato, gli ha dato una missione, a cui obbedisce (« la tua volontà sia fatta, non la mia », Lc 22,44) e al quale rivolge la sua preghiera. Così pone l’accento sull’alterità e la superiorità di Dio. Ma Tommaso, di fronte al Risuscitato, lo chiama « mio signore e mio Dio » (Giov 20,28).

Si potrebbero senza difficoltà moltiplicare le citazioni e bisognerebbe discutere a lungo la portata di ciascuna di esse. Prese nel loro insieme, suggeriscono una relazione tra Dio e Gesù che congiunge intimità profonda e alterità irreduttibile.

Nel 451 il Concilio di Calcedonia dichiara che il Cristo « è veramente Dio e veramente uomo », che unisce in una persona sola la natura divina e la natura umana « senza confusione… ne separazione ». La formula completa, altamente complessa, dai termini accuratamente pesati, molto bilanciata (leggendo ci si chiede continuamente se la frase che segue non neghi quella che precede) è stata messa a punto al seguito di conflitti molto violenti e di dibattiti oscuri. Richiederebbe lunghe spiegazioni sul contesto storico e una minuziosa analisi delle nozioni adoperate. Non è probabilmente così assurda come pare a prima (e sovente a seconda) lettura. In ogni caso sembra agire giustamente nel proibire allo stesso tempo di identificare Gesù a Dio o di separarli. Ripete in uno stile che manca per noi di semplicità e di limpidità l’idea neotestamentaria di un legame stretto che non cancella la differenza.
Da Figlio di Dio a Dio Figlio  Nel mondo antico si conoscevano « semidei » (nati dall’unione di un dio con una femina umana o di un uomo con una dea, dunque sessualmente « figli di Dio »), dei travestiti (Giove prendendo per un tempo la forma umana, di solito per sedurre una mortale). Si vede affiorare nel cristianesimo l’idea di « Dio trasformato », Dio che rinuncia alla sua divinità per diventare uomo, il che ne farebbe in qualche modo un « ex Dio » o un Dio che ha rassegnato le dimissioni.

Questei pensieri sono estranei al Nuovo Testamento. Quando chiama Gesù « figlio di Dio », questa espressione non ha gran’chè a che vedere con quello cui ho appena accennato e non comporta nessuna allusione diretta a una nascita miracolosa, che il vangelo di Luca presenta come un atto creatore simile a quello della Genesi e non come una inseminazione divina.

Tutti gli umani e tutte le creature sono figli di Dio, e più particolarment lo sono i credenti: « Coloro che sono guidati dallo Spirito di Dio sono figli di Dio » (Rom 8,14); « siamo tutti « figli di Dio per la fede » (Gal 3,26). Non si tratta di uno statuto eccezionale che ci porterebbe fuori dall’umanità o che aggiungerebbe qualcosa all’umanità. Per Gesù si precisa che è « figlio unico », e questo indica una fortissima prossimità senza autorizzare una qualunque assimilazione con il Padre.

Col passar dei secoli l’arte, la pietà popolare, talvolta l’insegnamento della dottrina hanno teso a fare di Gesù « un dio che marcia sulla terra », dimenticando la sua umanità o riducendola a una apparenza illusoria. Si è passato dal « Figlio di Dio » a « Dio il Figlio », e non è per niente la stessa cosa. Proclamare senz’altro che Gesù è Dio non mi pare conforme al Nuovo Testamento; inoltre questa dichiarazione potrebbe bene tradire l’intuizione e l’intenzione del Concilio di Calcedonia.
Cafè latte e TGV  Quel che credo, l’ho detto all’inizio di questo articolo: in Gesù Dio è presente e ci incontra. Questa convinzione conforme alla testimonianza del Nuovo Testamento è condivisa dall’immensa maggioranza dei cristiani. Una questione li differenzia, li oppone e li divide: come vanno articolati nella persone di Gesù il divino e l’umano, come va operata la loro giunzione? Due tesi si affrontano.

Secondo la prima si produce una compenetrazione. Osiamo un paragone un pò triviale col caffè latte. Dapprima il caffè e il latte si trovano in due contenitori diversi, l’uno a fianco dell’altro. Quando li si versa nella stessa tazza si ottiene caffè latte; dopo di chè non si può più tornare indietro per separarli ne isolare il caffè dal latte.

In maniera analoga divinità e umanità, inizialmente separate e distinte, si mescolano in Gesù, diventano inseparabili, non esistono più l’una senza l’altra. Quando c’è Dio c’è anche Gesù e quando c’è Gesù c’è anche Dio. Visto così si dirà che Maria è « madre di Dio ». In parole strette, è madre di Gesù ma siccome Dio è là dov’è Gesù, la si può bene chiamare « madre di Dio ». I canti di Natale parlano della culla di Dio, dei pannolini di Dio (non vanno fino a parlare dei pannolini divini da cambiare, sarebbe turbarne lo slancio poetico). Si dichiare che Dio è crocifisso e muore al Golgotha. Si rivolgono preghiere e adorazione a Gesù. È Dio incarnato in un uomo (così come il caffè s’incarna nel latte).

Per la seconda tesi divinità e umanità non si amalgano ma si attaccano l’una all’altra, come due vetture del TGV. Diversamente dai treni classici con vagoni che si possono staccare gli uni dagli altri sono inseparabili; non si possono staccare, vanno sempre insieme. Restano però differenti; siete nella vettura 5 o nella 6, non in ambedue insieme; se volete andare al bar dovete per forza attraversare altre vetture, ma queste vetture non sono il bar.

Nella stesso modo in Gesù Cristo l’umanità e la divinità sono legate l’una all’altra, la prima conduce alla seconda, ma non si mescolano; ci sono cose che appartengono a Dio e non a Gesù (così la scienza del giorno della fine, Mt 24,36); altre appartengono a Gesù e non a Dio (Gesù è tentato, non Dio). Qui si considera che Maria è madre dell’uomo Gesù, non di Dio; che la culla e i pannolini sono del bambino Gesù, non di Dio; e che al Golgotha muore Gesù e non Dio. Non si rivolgono preghiere a Gesù (sarebbe « gesùlatria », idolatria dell’uomo Gesù), si prega Dio nel nome di Gesù. Gesù non è Dio ma l’uomo nel quale Dio si rivela.

Di fronte a speculazioni teologiche di questo stampo viene da chiedersi se quelli che ne dibattono sapientement che cosa ne sappiano veramente. Uno scetticismo qualificato ci spingerebbe a rimandare ugualmente le due tesi per mancanza di prove. Però non andrò tanto in là. Mi sento vicino alla seconda tesi perchè mi pare rendere conto meglio della prima di questa relazione fatta di prossimità e di distanza, di intimità e di alterità che credo di poter discernere nel Nuovo Testamento.

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