La sistemazione del “canone” neotestamentario è avvenuta molto lentamente, accompagnata da vive controversie. Nel corso dei primi quattro secoli, i testi utilizzati dalle comunità cristiane erano diversi a Roma, Alessandria, in Palestina o in Asia Minore. Non necessariamente ci sono differenze intrinseche tra i testi che saranno dichiarati “canonici” e gli antichi apocrifi.
Ireneo di Lione (130-202) attesta l’uso dei quattro vangeli che egli giustifica in maniera sorprendente: “Non ci può essere né un maggiore né un minore numero di vangeli. Infatti, poiché esistono quattro regioni del mondo nel quale noi siamo e quattro venti principali, e poiché, d’altra parte, la Chiesa è diffusa su tutta la terra […] è naturale che ci siano quattro colonne che soffiano da ogni parte l’incorruttibilità e rendono la vita agli uomini.”
Nel IV secolo il Concilio di Laodicea “canonizza” i 4 vangeli (Marco, Luca, Matteo, Giovanni).
Verso il 400 Agostino invita a seguire “l’autorità delle Chiese cattoliche più numerose” e fornisce una lista di 27 libri componenti il Nuovo Testamento; questa lista sarà confermata dal Concilio di Trento (1545-1563) che stabilisce definitivamente, in piena Controriforma, il Canone delle Scritture della Chiesa cattolica. Bisognerà attendere il XIX secolo perché il contenuto della Bibbia protestante sia veramente fissato.
“La letteratura apocrifa attesta meglio di altre la frantumazione delle teologie e delle pratiche delle prime generazioni di cristiani e rende considerevolmente più complessa la nostra conoscenza del cristianesimo dei primi secoli” scrive Rémi Gounelle nel numero 209 di Évangile et liberté (maggio 2007). Nel I secolo si distinguono numerose comunità tra cui gli ebrei, attaccati al loro giudaismo, e gli ellenisti, che daranno alla luce i pagano-cristiani. Questi due movimenti si affrontano sulla dimensione etnica del giudaismo o l’apertura ai pagani; o sulla salvezza ottenuta attraverso l’osservanza della legge di Mosè o la salvezza acquisita attraverso la morte di Gesù (come verso il 49 al concilio di Gerusalemme Atti 15,6-21 e Galati 2,1-10). Dopo il 70 e la distruzione del Tempio di Gerusalemme la comunità degli ebrei si disperde; i giudeocristiani vengono messi alla porta delle sinagoghe e le tensioni tra giudei e cristiani divengono fortissime. Se ne trova traccia nei vangeli, trasposte nei confronti tra Gesù e i farisei (o i giudei).
Rémi Gounelle, professore di storia dell’antichità cristiana alla Facoltà di teologia protestante dell’Università Marc Bloch di Strasburgo, ha tenuto, alle giornate Évangile et liberté del 2011, una conferenza qui trascritta. Viene sviluppata in particolare la storia dei cristianesimi giudaizzanti.
Pour faire un don, suivez ce lien