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Buddhismo, cristianesimo e psicanalisi

Perché degli psichiatri organizzano sessioni di riflessione sul buddhismo? Lacan comincia il primo libro del suo seminario assimilando psicanalisi e zen, il maestro zen e Freud. Il linguaggio dell’inconscio e il linguaggio dello zen odono ambedue delle “cose mute”. E la meditazione viene riconosciuta come uno strumento terapeutico a pieno titolo.

Seduce la posizione del buddhismo nei riguardi della dogmatica e della morale: nessun dogma ma un incoraggiamento alla ricerca personale della Realtà Ultima. Il protestantesimo liberale condivide questa libertà individuale.

La conoscenza di sé, la libertà interiore che procura la meditazione buddhista colmano una importante carenza. Ma la preghiera cristiana non svolge lo stesso ruolo?

I buddhisti non pretendono di essere i depositari di una verità divina. Il Dalai Lama ha dichiarato “Sono convinto che la varietà delle tradizioni religiose è preziosa e pertinente. Secondo la mia propria esperienza, tutte le grandi tradizioni religiose parlano una lingua e sono portatrici di un messaggio comune sul quale noi possiamo costruire una autentica mutua intesa.” Il punto di vista di John Cobb, una delle maggiori figure della teologia del Processo, che ha scritto Bouddhisme-Christianisme. Audelà du dialogue ? [Buddhismo-Cristianesimo. Al di là del dialogo? Inedito in Italia n.d.t.] è un po’ diversa: ”L’opzione di Cobb non mira tanto a sottolineare l’uguaglianza formale di tutte le religioni, quanto a metterle reciprocamente in relazione perché reciprocamente si trasformino”, sottolinea Raphaël Picon (Évangile et Liberté, gennaio 2007). Queste posizioni non hanno evidentemente niente a che vedere con un cristianesimo, sfortunatamente diffuso, “depositario della verità universale ultima” e del resto rifiutato dall’uomo di oggi.

Laurent Gagnebin indica due dichiarazioni del Dalai Lama che avvicinano il buddhismo al protestantesimo liberale: “Com’è bello vedere il Dalai Lama leggere quel racconto evangelico adottando in maniera del tutto naturale un approccio storico-critico, scevro da ogni fondamentalismo: “Penso che questi siano termini e modi di dire in uso a una data epoca, in un dato ambiente […] La menzione della guarigione dei malati non deve essere presa in senso letterale” e “La fede deve essere fondata sulla ragione e la comprensione”. “Sembrerebbe di ascoltare Albert Schweitzer” aggiunge Laurent Gagnebin (Évangile et Liberté, febbraio 2007).

Federico Djong Do Procopio, monaco buddhista zen, psicanalista e filosofo, ci introduce alla comprensione del buddhismo zen.

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