Tuttavia il termine greco “metanoia” suggerisce ben altro. Qualifica ciò che è al di là dell’intelligenza ordinaria. In Luca 3,4-5 una citazione di Isaia illustra questa “metanoia”. È questione di spianare ciò che è accidentato, di colmare i buchi, di levare gli ostacoli, di raddrizzare ciò che è storto affinché “ogni carne veda la salvezza di Dio”. Si tratta di un appello ad allargare la nostra coscienza ordinaria al fine di accedere all’orizzonte della trascendenza. Quello che la conversione intende far crescere nel cuore dell’uomo è la meraviglia.
Siamo capaci di meravigliarci? Da bambini lo facevamo spontaneamente ma una volta diventati adulti l’abbiamo dimenticato. Henri Matisse ripeteva che bisogna guardare tutta la vita con occhi di bambino. Convertirsi è imparare a distinguere, al di là della banalità quotidiana, i segni di una presenza e il sigillo di un mistero. Piuttosto di considerare la nostra esistenza in una maniera disincantata, piatta e meschina, impariamo a vederla sotto l’angolazione di un miracolo quotidianamente rinnovato e visitato dalla promessa di un altrove.
La conversione dice che la vita umana non è chiusa su se stessa. Essa al contrario si apre sulla profondità della trascendenza. Il vero richiamo alla conversione è il richiamo del mare…
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