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La giustizia di Dio è al di sopra della Legge, o la parabola dell’amministratore disonesto

 Occorre che riprendiamo la storia. L’amministratore è accusato di sperperare i beni del suo padrone e viene perciò messo alla porta. Niente di più normale. Ma è condannato alla disoccupazione, senza alcuna indennità, né pensione, che all’epoca non esistevano. Come sopravvivere a quei tempi, quando si perde il lavoro, quando non se ne troverà un altro, e quando non si ha in precedenza sottratto abbastanza denaro al proprio padrone per poter vivere di rendita?

Il nostro amministratore inventa uno stratagemma: riduce il debito di alcuni creditori del suo padrone per farsi apprezzare da loro e beneficiare così della loro protezione. Una disonestà, quindi; infatti l’amministratore si attribuisce lui stesso una indennità iniziale. Non è bello, ed è punibile dalla legge.

Ma ecco la sorpresa, e quindi il punto della parabola: il padrone viene a sapere tutto questo e loda l’amministratore. Il verbo greco ( epaineô ) significa talvolta, in un senso derivato, approvare. Un senso meno forte di lodare. Il padrone approva, ci mette una pietra sopra, perdona. Soprattutto offre, con questo gesto, una via d’uscita al suo dipendente, una buonuscita, in qualche modo, un salvagente. Il padrone ha pietà di questo amministratore che in precedenza ha senza dubbio reso anche dei buoni servizi. Permette al suo ex dipendente di sopravvivere accettando di lasciargli indirettamente una parte dei suoi beni.

La giustizia che vuole difendere Gesù si situa al di sopra della legge, perché vuole evitare che la punizione schiacci completamente il colpevole. È una giustizia che perdona, perché ciascuno deve avere i mezzi per vivere, anche se ha avuto dei comportamenti reprensibili. Siamo, con questa parabola, al cuore dell’insegnamento di Gesù: certamente la legge è necessaria, per stabilire ciò che è lecito e ciò che non lo è, per ripartire equamente le ricchezze, per permettere una vita armoniosa in società. Essa deve quindi punire chi la aggira a proprio esclusivo vantaggio. Ma al di sopra della legge, Gesù insegna la compassione, spiega che il perdono è necessario in certe situazioni, per evitare la caduta nel fondo dell’abisso, la marginalizzazione, l’esclusione dalla società. Il perdono non tratta gli uomini secondo la giustizia della legge, ma secondo una giustizia che le è superiore. Come dice il Gesù matteano: “ Se la vostra giustizia non supera quella degli scribi e dei farisei, non entrerete affatto nel Regno dei cieli. “ ( Matteo 5,20 )

E noi vediamo bene la tensione esistente tra la necessità di applicare la legge e la necessità di essere al di sopra della legge, per salvare delle persone che si stanno perdendo. Vediamo questa tensione tutti i giorni nell’attualità. Il padrone della parabola ha conosciuto questa tensione. Dio stesso, nell’Antico Testamento, conosce tali esitazioni tra la sua giustizia e la sua bontà.

Non c’è una risposta semplice a questa questione. La società, e ciascuno di noi con essa, sarà sempre tormentata dal dilemma tra la giustizia e la bontà. I vangeli ci mostrano abbondantemente che Gesù, nel suo insegnamento dell’amore, si pone molto spesso al di sopra della stretta applicazione della legge per salvare le persone in difficoltà, qui per permettere a un uomo, e senza dubbio alla sua famiglia, di essere recuperati dalla società.

La legge non è immutabile, essa è movimento, si modifica tutti i giorni; lo vediamo bene in questi tempi ! E sono spesso gli esempi di gesti al di fuori della legge, ma animati dalla compassione, che fanno muovere la legge. Ecco perché la giustizia di Dio si piazza al di sopra della giustizia degliuomini, per farla avanzare. Questo padrone, accettando di lasciarsi parzialmente spogliare, per permettere al suo amministratore di risollevarsi, ha fatto avanzare la giustizia di Dio. Ed è da quel giorno che gli uomini si sono messi a riflettere sulle indennità di licenziamento.

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