Laurent Gagnebin
Traduzione Giacomo Tessaro
Eppure la nostra intera educazione, familiare e scolastica, ci insegna il contrario ! Apprendiamo
così, attraverso un lungo percorso sovente doloroso, a dire sempre di sì. Ma è altrettanto necessario
imparare a dire di no. L’insegnamento del sì è così pesante e potente nella nostra vita che saper dire
di no diviene una colpa, diviene addirittura impossibile. Ci si può domandare seriamente se il
protestantesimo non sia, a osservarlo attentamente, principalmente ma non esclusivamente
nell’ambito religioso, una scuola di disobbedienza. Con esso, non si tratta di dire “ sì e…amen “. Da
Lutero a Martin Luther King, da Marie Durand che incise il suo famoso “ resistere “ a Albert
Schweitzer che remava così spesso controcorrente, lo spirito protestante, e più ancora lo spirito del
protestantesimo liberale, è in tutto e per tutto lo spirito dei resistenti e di una disobbedienza
spirituale e individuale. Rifiutare la costrizione religiosa è un gesto tipicamente protestante. Quando
contestiamo, nel nome della libertà di coscienza, il clericalismo e le infallibilità, è certamente il
diritto a una insubordinazione, a una rivolta, addirittura a una insurrezione, che difendiamo. Il
protestantesimo è incomprensibile, sia nella sua storia che nella sua essenza, senza questa virtù della
disobbedienza e dell’anticonformismo. “ Pensare e credere in totale libertà “ tale è lo slogan di
Évangile et liberté. Rifiutare il dottrinarismo e il dogmatismo autoritario, è sapere dire di no.
Nessuna istituzione, ecclesiale o meno, può, nel nome di un’ortodossia stabilita, vietarci un atto di
disobbedienza. Non siamo forse, per fedeltà a un Evangelo di libertà, degli obiettori di coscienza in
potenza?
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