Di Henri Persoz
Traduzione di Giacomo Tessaro
Ecco una nuova serie, nella quale vari autori presenteranno il loro modo di concepire il Dio creatore oggi.
Henri Persoz è ingegnere in pensione. Alla fine della sua carriera ha intrapreso gli studi completi di teologia che gli hanno permesso di difendere, ancora meglio di quanto già non facesse, il suo approccio molto liberale al cristianesimo.
Tratto da Évangile et Liberté n° 310, giugno-luglio 2017
Il concetto di un Dio creatore non è fondamentale nella Bibbia; a malapena compare nel Nuovo Testamento e mai nei vangeli. Nella storia del popolo d’Israele Yahvè, in origine, era una divinità locale e non era responsabile della creazione del mondo. In seguito divenne il Dio d’Israele, distinto dagli dèi degli altri popoli.
Solamente durante l’esilio babilonese si comincia a pensare il divino come universale; appare così il monoteismo, in quanto durante l’esilio Israele è costretto ad aprirsi ad altre nazioni e inizia a pensare che il suo Dio deve regnare anche sugli altri popoli. Al ritorno dall’esilio, Dio può diventare il creatore, perché ormai regna sul mondo intero.
I racconti biblici della creazione risalgono a quest’epoca. È evidente che i loro autori non sapevano nulla del processo di formazione dell’universo; noi stessi al giorno d’oggi, dopo tanti anni di ricerche, su questo argomento ne sappiamo ancora troppo poco. Tali racconti sono dunque simbolici, vanno letti in quanto miti e, come scriveva Paul Ricœur, “il mito racconta sempre altra cosa da quella che racconta”.
Altra questione è conoscere Dio, sapere chi è, cosa ha fatto e come l’ha fatto. Noi, di Dio, non abbiamo altro che l’idea che se n’è fatta la cultura giudaico-cristiana, attraverso la Bibbia e altri scritti fondamentali. Molti autori hanno detto: “Sappiamo che Egli è, ma non sappiamo come sia”. Dio non è conoscibile.
Tra un Dio che non conosciamo e una creazione dell’universo che ci sfugge, è assai difficile parlare di un Dio creatore. O forse, dato che non conosciamo né l’uno né l’altro, potremmo dire che Dio è quella cosa che fa sì che il mondo esista, e con esso tutte le creature, che Dio è la ragione per la quale noi siamo, altrimenti non saremmo. La sola causa senza causa, come direbbe Aristotele. Questo è senza dubbio ciò che voleva esprimere il mito di Genesi.
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