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La benedizione delle coppie omosessuali nelle Chiese luterane scandinave

L’evoluzione delle Chiese dei Paesi nordici in tema di matrimonio omosessuale ha preceduto quella delle Chiese francesi; un’evoluzione che segue percorsi diversi a seconda dei Paesi.

 

“Noi veniamo qui in chiesa

perché qui è il nostro focolare.

Qui, tu ci accetti

come figli della tua dimora […]”*

 

* Inizio della seconda strofa dell’inno danese “Hvor kærlighed brænder”, composto da Benedicte Hammer Præstholm e Christian Præstholm per la liturgia matrimoniale per coppie dello stesso sesso.

 

Di Frédérique Harry**

 

Traduzione di Giacomo Tessaro

 

 

 

Il matrimonio omosessuale civile, ratificato dal parlamento svedese e da quello norvegese nel 2009, l’anno seguente dall’Islanda e nel 2012 dalla Danimarca, ha aperto la possibilità di un’analoga cerimonia religiosa da parte delle Chiese nordiche. Ma questa decisione è stata presa mentre tali Chiese si separano progressivamente dallo Stato, come è accaduto nel 2000 in Svezia e nel 2012 in Norvegia. Sempre più slegate dallo Stato, le Chiese nordiche devono oramai trovare un equilibrio tra il liberalismo, legittimato in massima parte dalle élite politiche, e il conservatorismo delle frange più ortodosse, attive e impegnate. In tale contesto, il dibattito relativo al matrimonio omosessuale esacerba le tensioni che attraversano le Chiese luterane nordiche, divise tra la loro nuova autonomia e il ruolo storico di “Chiese di popolo” (multitudiniste).

 

L’esitazione della Chiesa norvegese

 

Il governo norvegese non nomina più i vescovi dal 2012, data della separazione tra Chiesa e Stato. Nel 2013 entra in carica il primo vescovo nominato esclusivamente dalla Chiesa. Si tratta di Stein Reinertsen, noto per le sue idee conservatrici, che rifiuta persino di sposare dei divorziati. Tale nomina è un punto di svolta per la Chiesa norvegese: laddove il governo preferiva dei candidati liberali e nominava di buon grado vescovi donne, gay e lesbiche, talvolta contro il parere del sinodo e a dispetto dei conservatori, oggi l’istituzione preferisce candidati più ortodossi.

 

L’adozione di una liturgia matrimoniale che lasci spazio alle coppie omosessuali risveglia le tensioni. La Chiesa norvegese ha teoricamente il diritto di procedere al matrimonio delle coppie dello stesso sesso, ma – e qui sta il nocciolo della questione – non ne ha il dovere. Nell’aprile 2014 il sinodo ha votato contro una liturgia matrimoniale per le coppie dello stesso sesso. Ufficialmente si è trattato più di una esitazione che di un rifiuto, al fine di preservare l’unità della Chiesa ed evitare le questioni dolorose. Ma qualcuno, a margine, ha confidato i pericoli di tale atteggiamento: se l’adozione di una liturgia “neutra” può avere come risultato la fuga delle frange più ostili, l’attendismo può avere degli effetti ben più gravi. Le voci progressiste, clericali e laiche, e i membri poco praticanti (che sono la maggioranza) denunciano la tiepidezza dell’istituzione e minacciano di andarsene sbattendo la porta. La maggioranza non si ritrova più nelle scelte della sua Chiesa, che si attarda su posizioni obsolete e manca alla sua vocazione popolare. La popolazione, con in testa il primo ministro Erna Solberg, sta protestando contro questo balzo all’indietro.

 

L’accordo danese

 

Sull’altra riva dello Skagerrak, in Danimarca, il matrimonio omosessuale è stato autorizzato nel giugno 2012. “La Chiesa del popolo”, non essendo (ancora) separata dallo Stato, può quindi unire in matrimonio coppie dello stesso sesso. La gerarchia ecclesiastica danese, che si basa su un sistema largamente presbiterale, è ridotta al minimo. I dieci vescovi del Paese hanno come superiori diretti la regina e il parlamento. La diversità nel suo seno è tale che una parrocchia fondamentalista può confinare con una parrocchia liberale e ciascuna, in casa sua, fa come le pare. In tale contesto, nello spirito di libertà e di autonomia che la caratterizza, la Chiesa danese lascia libera scelta. Di fronte a una coppia dello stesso sesso che desidera sposarsi, il pastore ha diritto di riserva: in questo caso, l’istituzione ha l’obbligo di indirizzare la coppia verso un pastore favorevole, che potrà officiare il matrimonio nella parrocchia della coppia stessa.

 

Questi due esempi mostrano un’interessante evoluzione: in Norvegia, dove la Chiesa è stata separata dallo Stato nel 2012, l’istituzione vuole compiacere le frange più conservatrici; in Danimarca, dove la Chiesa di Stato è attaccata ai principii di autonomia locale e libertà, le questioni relative al matrimonio omosessuale sono più pacifiche. La Chiesa danese rimane un pilastro della cultura nazionale e vede se stessa come promotrice della libertà di coscienza per tutti.

 

** Frédérique Harry è docente di Studi nordici all’Università della Sorbona di Parigi. Le sue ricerche vertono sui fenomeni religiosi nelle società nordiche post-secolarizzate.

 

 

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À propos Gilles

a été pasteur à Amsterdam et en Région parisienne. Il s’est toujours intéressé à la présence de l’Évangile aux marges de l’Église. Il anime depuis 17 ans le site Internet Protestants dans la ville.

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